L’apocalisse Gold Standard che spazzerà via l’Italia

Di chi é l’oro degli italiani? Sembrerebbe una battuta, ma nelle scorse settimane vi sono state varie notizie tra cui una frase pronunciata da Primo Ministro Conte alla Camera dei deputati, in cui egli afferma che le riserve auree non appartengono allo Stato e quindi agli Italiani.

Lo ha detto, ma credo sia stato perso alla sprovvista. Temo, infatti, che non abbia la minima idea di quanto sta per capitare al nostro paese e che non conosca il reale pericolo che incombe.

Purtroppo temo anche che nemmeno i 5 sSelle ne sappiano gran che, seppure furono il cuore della battaglia su Bankitalia condotta proprio da loro nel 2014, ma senza l’avallo di Grillo e Casaleggio e grazie all’impegno dell’allora senatore 5 Stelle Francesco Molinari e dall’allora deputato 5 Stelle Barbanti.

A quella battaglia solitaria prendemmo parte attiva, fuori dal parlamento io e Fiammetta Bianchi poiché avevamo previsto quello che stava per capitare quando ancora non si parlava neppure lontanamente di crisi del sistema bancario italiano.

Giusto per ricordarlo a chi non ne sa nulla e per identificare bene i responsabili della catastrofe che ci attende, prima di descriverla, faccio una breve sintesi. Seguitemi con attenzione e comprenderete il cuore di una tremenda profezia.

L’affair Bankitalia e la ghigliottina

Nel Gennaio del 2014 andò in discussione, perché in scadenza, il decreto legge 133/2013. Con questo decreto si interveniva a definire un problema trascinatosi per anni (volutamente) ovvero a chi appartenesse la governance di Bankitalia.

Il problema fu sollevato negli anni 80 quando Bankitalia venne sottratta al controllo del Ministero del Tesoro e non fu definito esattamente il suo assetto, ma soprattutto non si definì, come avvenuto in tutte le parti del mondo, che la Banca Nazionale non entrava in possesso automaticamente delle riserve auree italiane, ma sarebbe stata semplicemente il custode di queste ingenti risorse che pongono ancora oggi, almeno sulla carta, l’Italia al terzo posto nel mondo.

Occorre sapere, infatti, che fino a quando é stato in vigore negli anni 70, la corrispondenza tra quantità d’oro e moneta emessa (essa recava la scritta “cambiabile a vista al portatore”, ovvero cambiabile in oro), tecnicamente nota come GOLD STANDARD quelle riserve avevano il compito di garantire che la quanità di moneta emessa fosse coperta da un reale valore in oro posseduto dallo stato emittente. Tra il 1960 ed il 1971 l’amministrazione americana investì gran parte dell’oro detenuto a Fort Nox anche per conto di paesi esteri come l’Italia, per finanziare la catastrofe del Vietnam.  Ma nel 1971 si accorse di non avere più oro da restituire ai paesi detentori, e per evitare il fallimento del più importante stato del mondo,  fu inventata una finzione economica, una vera e propria bolla finanziaria che é in vigore ancora oggi: la teoria della Moneta Fiat.

Secondo questa moderna teoria economica, che resisteda 40, anni la moneta cartacea non é una semplice cambiale pagabile a vista emessa dallo Stato, ma un bene esso stesso che non ha bisogno di corrispettivo. La teoria avrebbe funzionato sempre meglio man mano che gli Stati si sarebbero dotati di Banche Centrali, che queste fossero via via privatizzate e man mano che il mondo si sarebbe dotato di un numero sempre più esiguo di monete sovranazionali.

Ma torniamo alla nostra triste storia italiana e al gennaio del 2014.

Con l’ingresso nell’Euro essendo Bankitalia di fatto divenuta una succursale italiana della BCE, un problema, già di per se irrisolto della sua governance e proprietà, é diventato ancora più ingarbugliato.

Nel frattempo, dopo la crisi del 2008, gran parte degli stati europei si sono affrettati a mettere a riparo le loro Banche con aiuti di Stato prima che si desse il via al Bail-in, ovvero la impossibilità di aiutare banche in difficoltà da parte degli stati. In Italia ovviamente on é avvenuto nulla di tutto questo e, anzi, il nostro paese é stato il primo a sperimentare, sappiamo con quale esito, la catastrofe Bail-in.

Molti stati, però, hanno anche cominciato a preoccuparsi di un possibile fallimento dell’Euro, specie dopo la crisi Greca, e di conseguenza hanno chiesto il rientro in patria di tutte le loro riserve auree, Germania in primis, in previsione che la bolla monetaria dell’Euro scoppiasse tirandosi dietro tutta la teoria farlocca della Moneta Fiat e portando al ritorno al vecchio Gold Standard.

E l’Italia?

In Italia tutta la politica da Berlusconi, al PD fino a Monti, dichiarava solidissime le Banche italiane e, con Bankitalia alla testa,  si tessevano gli elogi degli istituti bancari nostrani. Ovviamente mentre Francia, Germania, Olanda e persino Polonia ed Ungheria avviavano il rientro delle loro riserve auree nel nostro paese la parola spessa “riserva aurea” restava un tabù.

Inoltre, a  differenza di altre nazioni, su ordini chiaramente provenienti dal sistema bancario italiano e della Troika, ma soprattutto su consiglio di quei politici che si erano fatti garanti delle banche al governo, si decise di risolvere definitivamente i problemi della Governance con un decreto.

In quel degreto, venivano messe un po’ di cose “gradevoli per i media” e non rinviabili (come le decisioni sull’IMU) insieme ad una criprica sorpresa, la ricapitalizzazione (virtuale) di Bankitalia, con la scusa che il capitale sociale definito nel 1936 era chiaramente ormai irrisorio ed incompatibile con il valore reale dell’Ente.

Grazie a questa ricapitalizzazione da 7,5 miliardi, le banche, la cui partecipazione a Bankitalia era irrisoria, ne divenivano di fatto proprietarie. Ma a che scopo?

Ovviamente questa operazione speculativa di carattere meramente finanziario e a costo nullo per le banche, serviva ad incamerare non il valore fittizio dell’Ente, ma qualcosa di assai più rilevante: le riserve auree italiane che erano e sono ancora, almeno sulla carta, le quinte al mondo.

Questa ricapitalizzazione, fatta senza alcuna menzione delle riserve auree e della loro destinazione, avrebbe consentito, di fatto, alle banche di ricapitalizzarsi automaticamente in modo da superare indenni gli stress test che la BCE stava per avviare.

Pochi mesi dopo sarebbero scoppiati gli scandali nei quali esponenti intoccabili del governo hanno visto coinvolti loro familiari (ricordiamo a mero titolo die esempio la Boschi).

Abbiamo, quindi, un fondato sospetto che il vero motivo dell’operazione sia andato ben al di là di una mera cessione gratuita di denaro pubblico, a queste banche poi fallite e che l’oro degli italiani abbia preso altre strade.

Per non tirarla troppo per le lunghe, la battaglia parlamentare si svolse a colpi di ostruzionismo e si iscrissero a parlare uno ad uno tutti gli esponenti dei 5 stelei, ma da soli non ce l’avrebbero mai fatta.

Ad essi si unirono quelli della Lega e quelli di Fratelli d’Italia e il decreto era ormai certo che sarebbe scaduto quando la Boldrini, oggi parlamentare Leu, applicò per la prima volta in Italia la cosiddetta “ghigliottina”, ovvero sospese unilateralmente la discussione e mise ai voti i decreto diventato poi legge con i voti del Partito Democratico e di Forza Italia, oltre di partitini come quello di Monti, poi cancellati dalle scorse elezioni.

Mi chiederete, ma la gente dov’era mentre in parlamento succedeva tutto questo casino? Quelle che vedete sono le uniche due persone che hanno protestato e cui sono state chiesti e ritirati i documenti dalla polizia. Nè i 5 Stelle, nè la Lega, ne Fratelli di?Italia portarono una sola persona a protestare fuori dal parlamento.

Di chi é l’oro degli Italiani: ovvero la proposta di legge Borghi sulle riserve auree

Chi, invece, pare avere ben chiaro il problema è Borghi.

La risposta di Conte, interviene a valle di una proposta di legge a firma Borghi, in cui si prospettava prospetta la necessità di una votazione del parlamento per fornire autorizzazione alla alienazione di parte dell’oro detenuto da Bankitalia.

Lo scopo, come dichiarato dallo stesso Borghi, é stato quelli di chiarire che la proietà dell’oro detenuto da Bankitalia, é dello Stato italiano. Ecco come eglis tesso ha commentato la sua proposta in una intervista radiofonica:

Fisseremo per legge che la proprietà è pubblica (…) L’oro non  si vende anzi si protegge. (…) Anche il direttore generale di via Nazionale, Salvatore Rossi scrive che l’oro è sicuramente degli italiani, ma giuridicamente è di Banca d’Italia (…) Il cuore della mia proposta di legge è l’interpretazione corretta che viene data all’unica legge italiana nella quale si parla dell’oro (Il testo Unico delle norme in materia valutaria del 1988) nella quale si dice che Bankitalia detiene e gestisce le riserve auree nazionali. Chiunque non sia in malafede comprende che la custodia di un bene è cosa ben diversa dal possesso.>>

Tutto risolto direte. E invece no.

Infatti pochi giorni fa il governatore Visco ha ribadito quello che noi temevamo fosse avvenuto con la conversioen in legge del decreto 133/2013, ovvero ha ufficialmente affermato che l’oro detenuto da Bankitalia non apperiene allo stato ma alla Banca e quindi agli azionisti, ovvero le banche a cui Renzi ed il PD ha regalato l’istituto di Via Nazionale insieme a tutto l’oro italiano

Cosa c’è sotto? La trappola del Gold Standard

Borghi non é di certo impazzito e la sua provocazione aveva un motivo, a nostro avviso, assai lucido legato ad un articolo apparso sul Sole 24 ore

In esso il giornale ha scovato, tra i cavilli dell’accordo interbancario Basilea 3, la rimonetizzazione dell’ Oro e quello che di fatto è un ritorno al Gold Standard, ovvero corrispondenza uno ad uno tra moneta emessa e oro detenuto.

Mi chiederete, ma é possibile che tutto questo non passi per la politica? In effetti se le Banche Centrali, come Bankitalia, sono diventate di proprietà il valore stesso della moneta e la sua emissione é diventato una affare che non riguarda più lo Stato.

Per aggirare il problema del ritorno “de facto” del Gold Standard é bastato inserire nell’accordo interbancario Basilea 3 (per capirci della serie di quello che ha portato lacrime e sangue nelle case italiane con il Bail-in), della ammissione nei bilanci delle banche dell’oro come bene non più ritenuto “a rischio”.

Ora, considerato che ad oggi i beni su cui non sono applicati parametri di rischio per valutare la solidità dei bilanci delle banche sono i titoli di stato, il sole 24 ore (quindi non un giornaletto scandalistico) ipotizza che a breve ai titoli di stato detenuti dalle banche verrà applicato un coefficiente di ponderazione del rischio.

Ovviamente, a questo punto, vi chiederete chi é che rischia di più, ma la risposta già la conoscete, le Banche Italiane e Bankitalia stessa, che hanno in pancia il 60% dei titoli emessi dallo Stato e che, ovviamente, si troveranno a breve poco più che carta straccia a garanzia della loro solidità.

Una soluzione ci sarebbe ma…

Ovviamente la situazione drammatica si ribalterebbe se si appurasse che l’oro Italiano appartiene allo Stato.

Infatti essendo le riserve auree italiane le terze al mondo, come più volte ribadito, nel caso di un ritorno alle monete nazionali conseguente alla esplosione della bolla Euro, l’Italia sarebbe uno dei pochi paesi al mondo con maggiori garanzia.

E qui si arriva ai due problemi che ho spiegato qui sopra e di cui ora capirete a fondo la gravità:

i)  L’Italia, a differenza di altri paesi europei, non ha mai chiesto il rientro delle sue riserve detenute in banche estere, prolema, questo, legato al secondo assai più grage

2)  Bankitalia, per bocca di Visco, afferma che l’oro degli italiani non é degli italiani, di Bankitalia ovevro, aggiungo io, delle banche italiane che ne sono azionisti.

A questo si aggiunge un terzo problema, che se leggete tra le righe le parole enigmatiche di Visco, si comprende benissimo:

sono sicuro che dell’oro italiano,, indipendentemente dal capire a chi appartenga (credo proprio non a Bankitalia) non c’è più traccia essendo stato adoperato ampiamente per svenderlo in cambio di Titoli di Stato messi a copertura dei bilanci delle banche alcune delle quali già fallite. In buona sostanza temo che le banche italiane abbiano fatto fronte ad una crisi creata per loro a tavolino e dalla malagestione, svendendo l’oro italiano e facendo in modo che lo Stato acquistasse il suo stesso debito  con l’oro regalato alle banche.

E la cosa paradossale in tutto questo, é che non sarà servito altro che a svendere le banche rimanenti alle multinazionali europee e mondiali e a portare il paese al fallimento imminente.

Questo si che é il più grande furto e la più grande truffa della storia, peccato che la pagheremo noi italiani e i nostri figli per i prossimi cento anni almeno.

About Sabato Scala 85 Articles
Sabato Scala, Ingegnere elettronico e ricercatore indipendente, ha elaborato e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche e proposto una personale teoria dei processi cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del paradigma olografico prima, e della fisica del vuoto superfluido negli ultimi anni, la possibilità di adozione del suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di qualunque processo fisico classico o quantistico