Nell’ultimo capitolo del Vangelo di Matteo si legge:
Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: E’ risuscitato dai morti. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete». Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia. (Vangelo di Matteo 27;62-66)
Si dice, quindi, che furono poste guardie a veglia del corpo perchè i sacerdoti erano venuti a sapere che i suoi discepoli volevano rubarne il corpo per fare circolare la voce della resurrezione.
Pilato concesse le guardie solo il giorno dopo, di conseguenza i suoi discepoli avrebbero avuto tutta la notte per trafugare il corpo. Inoltre, quando le guardie furono poste davanti alla Tomba esse non si accertarono, riaprendola, che il corpo vi fosse ancora deposto.
Lo storico é, prima d’ogni altra cosa, uno scienziato e prende atto di alcune verità scientifiche come il fatto che, indipendentemente dalla fede, gli uomini non risorgono. Di conseguenza, in una comunità come quella ebraica, che prevedeva l’inumazione dei corpi e non la cremazione, il corpo di Gesù non può essere sparito, deve essere stato spostato altrove.
Il Vangelo di Matteo non fa che confermare questa ipotesi e, peraltro, crea le condizioni contestuali perchè la famiglia di Gesù avesse tutto il tempo di spostare il cadavere. Se a questo aggiungiamo che gli Ebioniti come i giudeocristiani gnostici di Nag Hammadi (si ricordi la polemica contro coloro che credono nella resurrezione nel Vangelo di FIlippo o nella Apocalisse di Pietro), non credevano nella resurrezione nella carne di Gesù, probabilmente questa convinzione si diffuse e si consolidò solo grazie all’opera di Paolo, per il quale la resurerzione aveva un ruolo centrale avendo egli ricevuto, a suo dire, l’incarico aposoolico direttamente da Gesù risorto.
Sappiamo che per le inumazioni del I secolo, il cadavere sarebbe stato deposto in attesa della decomposizione al termine della quale le ossa rimaste sarebbero state raccolte in un ossario, solitamente deposto insieme ad altri componenti della sua stessa famiglia in una tomba scavata nella roccia.
Tutti gli elementi, quindi, portano a credere che al tempo di Gesù il corpo non fu semplicemente trafugato ma spostato in un’altra tomba.
Sorgono, quindi, diverse domande:
- Dove é stato spostato il corpo
- Come é stato possibile trafugarlo nella notet di Pasqua, senza attirare l’attenzione delle guardie
- Essendo la famiglia di Gesù di origini umili, chi aveva fornito loro una tomba, peraltro sufficientemenet isolata e magari posta in un possedimento provato, in modo da evitare che si riuscisse a ritrovarla, favorendo così la leggenda della resurerzione?
Il percorso usato nella notte per spostare il corpo trafugato di Gesù nel possedimento di Giuseppe di Arimatea.
Uno studio condotto dal prof. James Tabor ,con la collaborazione del giornalista investigativo Jacobovici, ha portato alla risoluzione di tutti e tre gli enigmi..
In primo luogo i due ricercatori hanno individuato, meno di una decina di anni fa, il percorso che fu adoperato dai discepoli per trasportare il corpo senza essere scoperti.
Si tratta di un antico acquedotto sotterraneo giá in disuso al tempo di Gesù. Javobovici e James Tabor lo hanno percorso per tutta la sua lungezza e si sono resi conto che dal punto di ingresso, nei pressi del Calvario e giungeva a Talpiot, a pochi metri dalla ubicazione di due tombe adiacenti in un vasto territorio formato da due colline appartenute, secondo i due studiosi, ad un ricco uomo che Tabor e Jacobovici identificano con Giuseppe di Arimatea.
In questo modo i due ricercatori hanno risposto anche al secondo dei tre enigmi. L’assenza di altre tombe oltre due situate ai piedi delle due colline, spiega perchè si é potuta tenere segreta per due millenni la posizione della tomba definitiva di Gesù che, come vedremo tra breve, é proprio una delle due.
Ad avvalorare la tesi ci é anche un piccolo indizio raccolto durante esplorazione dell’acquedotto: una croce che alcuni avevano inciso nell’intonaco nell’intonaco delle mura del tracciato, ma che sucecssivamente altri hanno malamente tentato di scalpellare e rimuovere.
La tomba Talpiot
Il sito conteneva dieci ossari , uno dei quali trafugato, ma poi ritrovato, é quello diventato famoso nei primi anni del 2000, recante al scritta “Giacomo Figlio di Giuseppe Fratello di Gesù”.Tra i sei restanti, con epigrafi, una reca la scritta «Gesù, figlio di Giuseppe».
La tomba, caso unico per tutti gli esemplari di tombe scavate nella roccia di questo periodo, conteneva sul frontone esterno un altorilievo raffigurante un triangolo con un cerchio all’ interno.
Chi la costruí voleva segnalare l’importanza del luogo e vi aveva inciso dei simboli come il timpano e, forse, il segno che doveva ricordare una lampada stilizzata al centro, tipici della rappresentazione del Santo dei Santi nei mosaici delle antiche sinagoghe, ovvero il luogo piú sacro per gli ebrei, che conteneva l’Arca della Alleanza.
- Yeshua bar Yehosef, Aramaico per “Gesù figlio di Giuseppe”
- Giacomo figlio di Giuseppe fratello di Gesu’ (trafugato e poi riapparso nel 2003)
- Maria, scritta in aramaico, ma forma latina del nome ebreo “Miriam” (“Maria”)
- Yose, diminutivo di “Giuseppe” menzionato (nella sua forma greca ιωσης “Joses”) cosi come viene indicato uno uno dei fratelli di Gesù nel Nuovo Testamento (Marco 6:3)
- Yehuda bar Yeshua, Probabilmente aramaico per “Giuda figlio di Gesù”
- Mariamene Marà (la signora).Secondo i realizzatori del film questo è il termine greco che sta per “Maria detta la padrona.” Il nome simile “Mariamne” si trova negli Atti di Filippo. Francois Bovon, professore di Storia della Religione all’Università Harvard ha suggerito, nel suo studio su quel lavoro, che Mariamene, o Mariamne, era il nome effettivo di Maria Maddalena. Il termine Marà é usato per esaltare il ruolo della defunta appellata come “signora”
- Matya, Ebraico che sta per Matteo, ritenuto non Matteo l’Evangelista ma “probabilmente il marito di una delle donne i cui resti si trovavano in uno degli ossari senza iscrizioni.”.
IL PIÚ ANTICO MANUFATTO CRISTIANO: UN OSSARIO SCOPERTO IN UNA TOMBA VICINA ALLA TOMBA TALPIOT
A questa tomba é stato attribuito il nome di tomba “a Patio”.
Il sito è collocato in una area estesa ituata nei pressi di due colline (il nome Arimatea significa, appunto “due colline”) in cui, come detto, oltre la Tomba Talpiot non vi sono altre tombe.
Tabor e il suo team hanno scoperto sull’ossario è incisa l’immagine di un pesce con una figura abbozzata in bocca.
Tuttavia, quando il team ha pubblicato le analisi, esperti esterni hanno affermato che la rappresentazione non era affatto una balena capovolta che ingoia un uomo, ma piuttosto un monumento funerario, secondo alcuni, o una giara secondo altri.
In risposta a questa critica, James Charlesworth, professore di lingua e letteratura del Nuovo Testamento al Princeton Theological Seminary e membro del team di scoperta dell’ossario, ha reagito con quella che, sa suo avviso, è la prova definitiva che l’ossario é decisamente cristiano: egli ha notato le linee che formano la bocca del pesce, non sono semplici figure stilizzate ma compongono, in ebraico, la parola “YONAH”.Tabor ha, successivamente, chiesto ad altri ricercatori ebrei la loro opinione sull’interpretazione. Robert Deutsch dell’Università di Haifa ha confermato la lettura di Charlesworth di YONAH, e Haggai Misgav della Hebrew University ha convenuto che i segni erano sicuramente sicuramente lettere, ma le ha lette come “ZOLAH”.
A completare il quadro, infatti, interviene un secondo ossario posto nello stesso loculo nel quale, secondo Tabor e Jacobovici, doveva trovarsi l’Ossario di Giuseppe di Arimatea, che essi ritengono padrone della tomba.
La seconda iscrizione alterna parole in greco e in ebraico. Tabor e Charlesworth vi hanno letto “DIOS IAIO UPSŌ AGB” che tradotto sona come “Divino (in greco) Geova (in ebraico) Sorgi!(in greco) Sorgi!(in aramaico)”” e quindi come invocazione alla resurerzione.
Il regista Jacobivic,i che ha filmato tutte le fasi della scoperta traendone un film, fa notare che nessun ebreo avrebbe osato scrivere in nome ineffabile di Dio e, di conseguenza, l’ossario non può che essere giudeo-cristiano.
Va notato che il nome IAIO lo si trova frequentemente nelle scritture ebraico gnostiche di Nag Hammadi, associato ad invocazioni apotropaiche e formule magiche come nel Vangelo degli Egiziani.
Di conseguenza questo nome completamente fuori dall’ottica ebraica ma pur sempre legato ad una sepoltura chiaramente giudeocristiana, avvalorerebbe la mia tesi secondo cui il giudeo-cristianesimo fondato da Gesú coincideva con lo gnosticismo ebraico cristiano dei testi di Nag Hammadi.
Per chiudere sui risultati emersi da questa seconda tomba va anche detto che su uno dei restanti ossari era chiaramente impressa una croce, mentre su un’altro ancora vinsi legge la scritta Mará, che significa “signora” presente anche nella tomba Talpiot su quello che si ritiene essere l’Ossario della Maddalena.
Se la croce ritrovata fosse davvero un simbolo cristiano e non semplicemenet decorativo, questo ulteriore ossario proverebbe che il simbolo, che si ritiene essere tardo, fu adoperato già dal primo secolo. Ma ovviamente, rispetto ai dati disponibili, che questa croce sia o meno cristiana tutto sommato interess apoco avendo sufficienti elementi per classificare la tomba a Patio come tomba cristiana probabilmente appartenuta al ricco Giuseppe di Arimatea e, comunque, per avvalorare, quindi, la tesi che la vicina Tomba Talpiot, oltre che essere cristiana, é stata la tomba che ha ospitato le ossa di Gesù.
La strana storia di un romanzo e di un film profetico: The Body
Riassumiamo quanto fin qui proposto: nell’aprile del 1980 a Talpiot, nella periferia di Gerusalemme , gli archeologi rinvennero una tomba con alcuni ossari parte dei quali si rivelò di estremo interesse.
Tra di essi, infatti, ne ricordiamo due estremamente importanti, il primo su cui si legge “Gesù figlio di Giuseppe,” un’altro con il nome “Giacomo Figlio di Giuseppe Fratello di Gesù”
La Tomba e quella adiacente, furono chiuse anche per le proteste degli ebrei ultraortodossi, ma dalla prima delle due tombe, quella contenente l’ossario di GEsù, furono prelevati tutti gli ossari riversando le ossa nella tomba, come previsto dalla norma ebraica.
Uno di essi, quello con il nome di Giacomo, sparì per riapparire solo nel 2002 nelle mani di un collezionista di nome Oden Golan.
La scoperta suscitò, al tempo, enormi polemiche, anche perché il collezionista non seppe o non volle indicare l’origine del ritrovamento. Si sospettò di un falso, il collezionista fu processato, ma alla fine l’Ossario e la scritta “Giacomo Figlio di Giuseppe Fratello di Gesù” fu ritenuta autentica e, come abbiamo visto, anche la provenienza del reperto é stata accertata: la Tomba Talpiot.
Nel 1983, solo due anni dopo la scoperta, di cui non si sapeva ufficialmente nulla e della quale, men che mai, si sapeva che uno degli ossari era stato trafugato, lo scrittore Richard Ben Sapir (morto per infarto nel 1987) pubblico uno dei suoi 5 rimanzi dal titolo “The Body“, in cui narra del ritrovamento fortuito di una tomba in un quartiere ebraico, da cui emerge un cadavere risalente al primo secolo dopo Cristo.
La scoperta, nel romanzo, avvia una storia che comincia con le proteste degli ebrei ortodossi e il coinvolgimento di un archeologo del Vaticano e di un prete investigativo, sempre inviato dal Vaticano.
Solo un caso? Sembrerebbe proprio di no e forse esistono seri indizi che provano che non si trattò di una mera opera di fantasia e di una coincidenza.
Qualcosa dovette circolare al tempo e giungere alle orecchie di Sapir, ma chi era la fonte?
Nella storia di Sapir, l’archeologo che fa la scoperta si chiama Sharon Golban, non può sfuggire come questo nome sia fin troppo vicino a quello di Oded Golan dal quale differisce solo per una “b“.
Fu Golan la fonte di Sapir, il quale volle ricambiare l’informazione chiamado il suo archeologo con un nome simile?
Se così fosse la storia di Sapir potrebbe rivelarci quello che manca alla storia narrata nei documenti assai scarni dei ritrovamenti del 1980, ovvero l’intervento del Vaticano.
Nella storia le ossa sono prelevate dal prete investigativo in accordo con le autorità israeliane per trasferirle in Vaticano.
Ma le anomalie di questa storia non finiscono qui.
Nel 2001, un anno prima che Golan portasse alla ribalta il suo reperto e senza che si sospettasse nemmeno della sua provenienza o della esistenza della Tomba Talpiot, Il regista Jonas McCord giró un film con Banderas ispirato al libro di Sapir.
Qui sotto alcune foto tratte dal film “The Body” del 2001 comparate con quelle tratte dal documentario di Jacobivici con l’ingresso alla tomba Talpiot.
Vediamo un pò troppe somiglianze e troppe analogie per pensare a mere coincidenze.
Sapir fu profetico e lo fu anche il film The Body ,che anticipò di un anno la ribalta di Golan e di alcuni anni l’operazione di Jacobovici con lo svelamento dei segreti della Tomba Talpiot?
O c’è qualcosa di assai più “umano” e coordinato?
Domande e risposte
DOMANDA
…secondo te quali sono le motivazioni di una messa in scena totale sul Cristo? Cioè dalla nascita fino alla morte e resurrezione? A chi è convenuto e chi può riuscire a mantenere una bugia simile per 2000 anni?
RISPOSTA
DOMANDA
Il nome di Gesú era molto comune all’epoca, come si fa ad essere sicuri che si tratti del Cristo?