La Tomba e le ossa di Gesù a Talpiot e l’ossario con Giona mangiato dalla balena

Nell’ultimo capitolo del Vangelo di Matteo si legge:

Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: E’ risuscitato dai morti. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete». Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia. (Vangelo di Matteo 27;62-66)

Si dice, quindi, che furono poste guardie a veglia del corpo perchè i sacerdoti erano venuti a sapere che i suoi discepoli volevano rubarne il corpo per fare circolare la voce della resurrezione.

Pilato concesse le guardie solo il giorno dopo, di conseguenza i suoi discepoli avrebbero avuto tutta la notte per trafugare il corpo. Inoltre, quando le guardie furono poste davanti alla Tomba esse non si accertarono, riaprendola, che il corpo vi fosse ancora deposto.

Lo storico é, prima d’ogni altra cosa, uno scienziato e prende atto di alcune verità scientifiche come il fatto che, indipendentemente dalla fede, gli uomini non risorgono. Di conseguenza, in una comunità come quella ebraica, che prevedeva l’inumazione dei corpi e non la cremazione, il corpo di Gesù non può essere sparito, deve essere stato spostato altrove.

Il Vangelo di Matteo non fa che confermare questa ipotesi e, peraltro, crea le condizioni contestuali perchè la famiglia di Gesù avesse tutto il tempo di spostare il cadavere. Se a questo aggiungiamo che gli Ebioniti come i giudeocristiani gnostici di Nag Hammadi (si ricordi la polemica contro coloro che credono nella resurrezione nel Vangelo di FIlippo o nella Apocalisse di Pietro), non credevano nella resurrezione nella carne di Gesù, probabilmente questa convinzione si diffuse e si consolidò solo grazie all’opera di Paolo, per il quale la resurerzione aveva un ruolo centrale avendo egli ricevuto, a suo dire, l’incarico aposoolico direttamente da Gesù risorto.

Sappiamo che per le inumazioni del I secolo, il cadavere sarebbe stato deposto in attesa della decomposizione al termine della quale le ossa rimaste sarebbero state raccolte in un ossario, solitamente deposto insieme ad altri componenti della sua stessa famiglia in una tomba scavata nella roccia.

Tutti gli elementi, quindi, portano a credere che al tempo di Gesù il corpo non fu semplicemente trafugato ma spostato in un’altra tomba.

Sorgono, quindi, diverse domande:

  1. Dove é stato spostato il corpo
  2. Come é stato possibile trafugarlo nella notet di Pasqua, senza attirare l’attenzione delle guardie
  3. Essendo la famiglia di Gesù di origini umili, chi aveva fornito loro una tomba, peraltro sufficientemenet isolata e magari posta in un possedimento provato, in modo da evitare che si riuscisse a ritrovarla, favorendo così la leggenda della resurerzione?

Il percorso usato nella notte per spostare il corpo trafugato di Gesù nel possedimento di Giuseppe di Arimatea.

Uno studio condotto dal prof. James Tabor ,con la collaborazione del giornalista investigativo Jacobovici, ha portato alla risoluzione di tutti e tre gli enigmi..

In primo luogo i due ricercatori hanno individuato, meno di una decina di anni fa, il percorso che fu adoperato dai discepoli per trasportare il corpo senza essere scoperti.

Si tratta di un antico acquedotto sotterraneo giá in disuso al tempo di Gesù. Javobovici e James Tabor lo hanno percorso per tutta la sua lungezza e si sono resi conto che dal punto di ingresso, nei pressi del Calvario e giungeva a Talpiot, a pochi metri dalla ubicazione di due tombe adiacenti in un vasto territorio formato da due colline appartenute, secondo i due studiosi, ad un ricco uomo che Tabor e Jacobovici identificano con Giuseppe di Arimatea.

In questo modo i due ricercatori hanno risposto anche al secondo dei tre enigmi. L’assenza di altre tombe oltre due situate ai piedi delle due colline, spiega perchè si é potuta tenere segreta per due millenni la posizione della tomba definitiva di Gesù che, come vedremo tra breve, é proprio una delle due.

Ad avvalorare la tesi ci é anche un piccolo indizio raccolto durante esplorazione dell’acquedotto: una croce che alcuni avevano inciso nell’intonaco nell’intonaco delle mura del tracciato, ma che sucecssivamente altri hanno malamente tentato di scalpellare e rimuovere.

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La tomba Talpiot

Veniamo, quindi, alla prima delle due tombe, la più importante, quella che si pensa essere la tomba di Gesù a Talpiot.
La Tomba di Talpiot è stata scoperta il 28 marzo 1980 nel circondario israeliano di Talpiot Est (cinque chilometri a sud della Città Vecchia di Gerusalemme, nei pressi di Gerusalemme Est) dall’archeologo israeliano Yosef Gat.
Questa tomba, secondo alcuni studiosi, sarebbe la tomba di Gesù Cristo contenente i suoi resti e quelli della sua famiglia.
Il sito conteneva dieci ossari , uno dei quali trafugato, ma poi ritrovato, é quello diventato famoso nei primi anni del 2000, recante al scritta “Giacomo Figlio di Giuseppe Fratello di Gesù”.
Tra i sei restanti, con epigrafi, una reca la scritta «Gesù, figlio di Giuseppe».
La tomba conteneva anche diversi resti umani e molte incisioni. Al tempo del ritrovamento negli anni 80, fu sigillata e inglobata sotto le fondamenta degli edifici in costruzione, senza studi ne fotografie delle incisioni.
Gli ossari furono svuotati e le ossa furono gettate alla rinfusa sul pavimento. Solo il regista Jacobovici vi è rientrato nel 2008, rimuovendo il sigillo al coperchio di cemento che la ricopriva e vi ha fatto pochi minuti di ripresa, prima i essere bloccato nonostanet i permessi chiesti e ricevuti.
Ad oggi le autorità israeliane ne hanno vietato l’accesso e lo studio e l’hanno nuovamente sigillata aggiungendovi spranghe di ferro.
Nel 1996 un articolo che descriveva il ritrovamento fu pubblicato nel volume 29 di Atiqot, il giornale dell’Autorità per le Antichità di Israele.
La tomba, caso unico per tutti gli esemplari di tombe scavate nella roccia di questo periodo, conteneva sul frontone esterno un altorilievo raffigurante un triangolo con un cerchio all’ interno.
Chi la costruí voleva segnalare l’importanza del luogo e vi aveva inciso dei simboli come il timpano e, forse, il segno che doveva ricordare una lampada stilizzata al centro, tipici della rappresentazione del Santo dei Santi nei mosaici delle antiche sinagoghe, ovvero il luogo piú sacro per gli ebrei, che conteneva l’Arca della Alleanza.
Che sia questo o meno il significato di questo vistoso altorilievo, il fatto che sia stato scolpito indica l’importanza che per chi aveva costruito quella tomba, avevano gli occupanti.
Un documentario del 2007, prodotto dal regista canadese James Cameron e dal giornalista investigativo e ricercatore indipendente Simcha Jacobovici e intitolato “La tomba perduta di Gesù” (The Lost Tomb of Jesus), e un libro, scritto da Jacobovici e Charles Pellegrino e intitolato “The Jesus Family Tomb” (“La tomba di famiglia di Gesù”), presentano prove a sostegno dell’ipotesi che la Tomba di Talpiot fosse il sepolcro di Gesù (dopo il trafugamento del corpo dal primo sepolcro) e di altre figure del Nuovo Testamento.
Inmerito al simbolo sul frontone della Tomba Talpiot Jacobovici ha fatto notare che esso appare anche su uno degli ossari del Dominus Flevit al punto che il regista é convinto che il simbolo avesse un particolare significato tra i giudeocristiani e che ne fosse l’emblema.
Il geologo Aryeh Shimron, che ha lavorato sul sepolcro dal 1980 in poi, ha dichiarato nel 2015 di avere nuove prove sulla autenticità della tomba, collegandola al decimo ossario mancante, cioè il cosiddetto e controverso ossario di Giacomo (che riporta la scritta “Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù”).
In merito agli ossari, come anticipato, sei dei nove contengono delle iscrizioni. Tre degli ossari con iscrizioni contengono nomi di figure del Nuovo Testamento.
Le iscrizioni sugli ossari della tomba della famiglia di Gesù, recitano :
  • Yeshua bar Yehosef, Aramaico per “Gesù figlio di Giuseppe”
  • Giacomo figlio di Giuseppe fratello di Gesu’ (trafugato e poi riapparso nel 2003)
  • Maria, scritta in aramaico, ma forma latina del nome ebreo “Miriam” (“Maria”)
  • Yose, diminutivo di “Giuseppe” menzionato (nella sua forma greca ιωσης “Joses”) cosi come viene indicato uno uno dei fratelli di Gesù nel Nuovo Testamento (Marco 6:3)
  • Yehuda bar Yeshua, Probabilmente aramaico per “Giuda figlio di Gesù”
  • Mariamene Marà (la signora).Secondo i realizzatori del film questo è il termine greco che sta per “Maria detta la padrona.” Il nome simile “Mariamne” si trova negli Atti di Filippo. Francois Bovon, professore di Storia della Religione all’Università Harvard ha suggerito, nel suo studio su quel lavoro, che Mariamene, o Mariamne, era il nome effettivo di Maria Maddalena. Il termine Marà é usato per esaltare il ruolo della defunta appellata come “signora”
  • Matya, Ebraico che sta per Matteo, ritenuto non Matteo l’Evangelista ma “probabilmente il marito di una delle donne i cui resti si trovavano in uno degli ossari senza iscrizioni.”.
I realizzatori del film “La tomba perduta di Gesù” affermano che esiste una prova secondo la quale Maria madre di Gesù avesse molti parenti chiamati Matteo; quello sepolto nella tomba sarebbe, forse, suo cognato, e le donne anonime, le sorelle.
Secondo altri scettici sarebbe poco probabile che una famiglia di origine galilea avesse una tomba di proprietà a Gerusalemme a meno che non si tratti di una delle tombe di proprietà di Giuseppe d’Arimatea, nominato nel Vangelo come l’uomo ricco che si occupò della sepoltura di Cristo, che l’avrebbe donata alla famiglia.
Ed il contesto lascia credere esattamente questo, più avanti in questo lavoro, esamineremo meglio questo aspetto.
I resti del corpo dopo la inumazione, venivano riesumati, se ne raccoglievano le ossa in ossari che venivano nuovamente seppelliti dopo la decomposizione.
Infatti, il corpo veniva avvolto in un sudario e solo dopo un anno si trasferiva lo scheletro nell’ossario, talvolta situato in un luogo diverso da quello adoperato per la prima sepoltura..
Di conseguenza il sudario poteva essere recuperato e consegnato alla famiglia.
L’Ossario di Giacomo, come detto, faceva fatto parte di questa tomba, ma fu portato via da mercanti di oggetti d’arte. Il proprietario che lo fece riapparire nel 2003, Oded Golan, è stato accusato di truffa e falsificazione a causa di questo manufatto, a definitivamente assolto dal tribunale di Gerusalemme dopo che fu definitivamenet appurato cje il di un manufatto era originale.
Le iniziali controversie sulle differenti misure tra l’ossario trafugato e quello di Giacomo sono state superate, oggi sappiamo che le misure coincidono con quelle fornite nella scoperta dell’80.
Una questione centrale è stata quella della probabilità che una tomba potesse contenere lo specifico gruppo di nomi come la Tomba Talpiot.
Da parte loro, i realizzatori del film hanno presentano uno studio statistico condotto da Andrey Feuerverger, professore di Statistica e Matematica presso l’Università di Toronto, che accerta che, sebbene i nomi non siano rari, le probabilità che tutti si trovino insieme nella stessa tomba sono (in base alle variabili) da 600 a 1 milione a favore della autenticità della tomba.
In seguito geologo Aryeh Shimron fornito nuove prove sulla autenticità della tomba, individuando elementi certi che la collegano al controverso ossario di Giacomo e, chiaramente, aumentando la probabilità che la Tomba sia quella della famiglia di Gesù.
Lo studioso ha, infatti, effettuato 150 test su vari campioni provenienti da 25 differenti ossari (15 dei quali provenienti da altre sepolture della zona) trovando sull’ossario di Giacomo tracce di magnesio, ferro e silicio che sono perfettamente compatibili con quelle della “tomba di Gesù” e ne confermerebbero la provenienza.
La dicitura “Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù” farebbe pensare proprio a Gesù, l’unico con questo nome abbastanza importante da essere ricordato sull’ossario del fratello, dove solitamente veniva riportato unicamente il nome paterno.

IL PIÚ ANTICO MANUFATTO CRISTIANO: UN OSSARIO SCOPERTO IN UNA TOMBA VICINA ALLA TOMBA TALPIOT

A rafforzare l’attribuzione della Tomba Talpiot interviene una ulteriore importante scoperta. relativa alla seconda tomba.
A 60 metri della tomba Talpiot, nella stessa tenuta privata che nel primo secolo la ospitava, e che gli autori della ricerca ritengono essere di proprietà di Giuseppe di Arimatea, ve ne é un’altra di estrema importanza, situata a 2 metri sotto lo stesso condominio nel quartiere East Talpiot di Gerusalemme che ospita la tomba Talpiot.

A questa tomba é stato attribuito il nome di tomba “a Patio”.

Il sito è collocato in una area estesa ituata nei pressi di due colline (il nome Arimatea significa, appunto “due colline”) in cui, come detto, oltre la Tomba Talpiot non vi sono altre tombe.

Anch’essa è stata scoperta nel 1981 ma, a difefrenza della Talpiot dalla quale furono rimossi gli ossari, è stata mediatamente risigillata dopo che gruppi ebrei ortodossi si sono opposti ai suoi scavi e per questo nulla è stato, a suo tempo, rimosso dal suo interno.
Due decenni dopo, il gruppo di indagine condotto dall’archeologo James Tabor insieme alla troupe del regista Jacobovici, ha ottenuto la licenza per entrare nella tomba attraverso un braccio robotico con telecamera.
Per l’analisi dei ritrovamenti sono stati successivamente e di volta in volta, coinvolti altri eminenti studiosi come James Charleswoth
La tomba conteneva 7 ossari ed è stata datata ad anni precedenti il 70 d.C..
Uno degli ossari, il più riccamente decorato, ha destato grande scalpore.
l’Ossario si trova nel loculo piú vicino all’antico ingresso della tomba, quello che ospitava gli ossari dei proprietari della tomba stessa. O
Tabor e il suo team hanno scoperto sull’ossario è incisa l’immagine di un pesce con una figura abbozzata in bocca.
La figura stilizzata nella bocca del pesce é stata associata a Giona, il profeta dell’Antico Testamento che fu inghiottito da una balena e trattenuto nel suo ventre per tre giorni e tre notti per poi essere rigettato.
La sua storia biblica, nel Nuovo Testamento, é divenuta metafora della morte e resurrezione di Gesù e per questo Giona é divenuto uno dei primi simboli del movimento cristiano ed é stato, insieme ad altri simboli come il pesce o l’ancora, adoperato nelle prime sepolture o nei primi siti cristiani.Se, quindi, questa fosse davvero un’immagine di Giona e della balena, ciò dimostrerebbe che l’ossario é indubbiamente cristiano.
Tuttavia, quando il team ha pubblicato le analisi, esperti esterni hanno affermato che la rappresentazione non era affatto una balena capovolta che ingoia un uomo, ma piuttosto un monumento funerario, secondo alcuni, o una giara secondo altri.
In risposta a questa critica, James Charlesworth, professore di lingua e letteratura del Nuovo Testamento al Princeton Theological Seminary e membro del team di scoperta dell’ossario, ha reagito con quella che, sa suo avviso, è la prova definitiva che l’ossario é decisamente cristiano: egli ha notato le linee che formano la bocca del pesce, non sono semplici figure stilizzate ma compongono, in ebraico, la parola “YONAH”.Tabor ha, successivamente, chiesto ad altri ricercatori ebrei la loro opinione sull’interpretazione. Robert Deutsch dell’Università di Haifa ha confermato la lettura di Charlesworth di YONAH, e Haggai Misgav della Hebrew University ha convenuto che i segni erano sicuramente sicuramente lettere, ma le ha lette come “ZOLAH”.

Giona scritto in ebraico moderno e in antico erodiano simile a quello dei Rotoli del Mar Morto
La scritta Jona in ebraico all’interno della testa del pesce
Ma questo non è l’unico ossario interessante di questa tomba.

A completare il quadro, infatti, interviene un secondo ossario posto nello stesso loculo nel quale, secondo Tabor e Jacobovici, doveva trovarsi l’Ossario di Giuseppe di Arimatea, che essi ritengono padrone della tomba.

La seconda iscrizione alterna parole in greco e in ebraico. Tabor e Charlesworth vi hanno letto “DIOS IAIO UPSŌ AGB” che tradotto sona come “Divino (in greco) Geova (in ebraico) Sorgi!(in greco) Sorgi!(in aramaico)”” e quindi come invocazione alla resurerzione.

Il regista Jacobivic,i che ha filmato tutte le fasi della scoperta traendone un film, fa notare che nessun ebreo avrebbe osato scrivere in nome ineffabile di Dio e, di conseguenza, l’ossario non può che essere giudeo-cristiano.
Va notato che il nome IAIO lo si trova frequentemente nelle scritture ebraico gnostiche di Nag Hammadi, associato ad invocazioni apotropaiche e formule magiche come nel Vangelo degli Egiziani.

Di conseguenza questo nome completamente fuori dall’ottica ebraica ma pur sempre legato ad una sepoltura chiaramente giudeocristiana, avvalorerebbe la mia tesi secondo cui il giudeo-cristianesimo fondato da Gesú coincideva con lo gnosticismo ebraico cristiano dei testi di Nag Hammadi.

Per chiudere sui risultati emersi da questa seconda tomba va anche detto che su uno dei restanti ossari era chiaramente impressa una croce, mentre su un’altro ancora vinsi legge la scritta Mará, che significa “signora” presente anche nella tomba Talpiot su quello che si ritiene essere l’Ossario della Maddalena.

Se la croce ritrovata fosse davvero un simbolo cristiano e non semplicemenet decorativo, questo ulteriore ossario proverebbe che il simbolo, che si ritiene essere tardo, fu adoperato già dal primo secolo. Ma ovviamente, rispetto ai dati disponibili, che questa croce sia o meno cristiana tutto sommato interess apoco avendo sufficienti elementi per classificare la tomba a Patio come tomba cristiana probabilmente appartenuta al ricco Giuseppe di Arimatea e, comunque, per avvalorare, quindi, la tesi che la vicina Tomba Talpiot, oltre che essere cristiana, é stata la tomba che ha ospitato le ossa di Gesù.

La strana storia di un romanzo e di un film profetico: The Body

Riassumiamo quanto fin qui proposto: nell’aprile del 1980 a Talpiot, nella periferia di Gerusalemme , gli archeologi rinvennero una tomba con alcuni ossari parte dei quali si rivelò di estremo interesse.

Tra di essi, infatti, ne ricordiamo due estremamente importanti, il primo su cui si legge “Gesù figlio di Giuseppe,” un’altro con il nome “Giacomo Figlio di Giuseppe Fratello di Gesù”

La Tomba e quella adiacente, furono chiuse anche per le proteste degli ebrei ultraortodossi, ma dalla prima delle due tombe, quella contenente l’ossario di GEsù, furono prelevati tutti gli ossari riversando le ossa nella tomba, come previsto dalla norma ebraica.

Uno di essi, quello con il nome di Giacomo, sparì per riapparire solo nel 2002 nelle mani di un collezionista di nome Oden Golan.

La scoperta suscitò, al tempo, enormi polemiche, anche perché il collezionista non seppe o non volle indicare l’origine del ritrovamento. Si sospettò di un falso, il collezionista fu processato, ma alla fine l’Ossario e la scritta “Giacomo Figlio di Giuseppe Fratello di Gesù” fu ritenuta autentica e, come abbiamo visto, anche la provenienza del reperto é stata accertata: la Tomba Talpiot.

Nel 1983, solo due anni dopo la scoperta, di cui non si sapeva ufficialmente nulla e della quale, men che mai, si sapeva che uno degli ossari era stato trafugato, lo scrittore Richard Ben Sapir (morto per infarto nel 1987) pubblico uno dei suoi 5 rimanzi dal titolo “The Body“, in cui narra del ritrovamento fortuito di una tomba in un quartiere ebraico, da cui emerge un cadavere risalente al primo secolo dopo Cristo.

La scoperta, nel romanzo, avvia una storia che comincia con le proteste degli ebrei ortodossi e il coinvolgimento di un archeologo del Vaticano e di un prete investigativo, sempre inviato dal Vaticano.

Solo un caso? Sembrerebbe proprio di no e forse esistono seri indizi che provano che non si trattò di una mera opera di fantasia e di una coincidenza.

Qualcosa dovette circolare al tempo e giungere alle orecchie di Sapir, ma chi era la fonte?

Nella storia di Sapir, l’archeologo che fa la scoperta si chiama Sharon Golban, non può sfuggire come questo nome sia fin troppo vicino a quello di Oded Golan dal quale differisce solo per una “b“.

Fu Golan la fonte di Sapir, il quale volle ricambiare l’informazione chiamado il suo archeologo con un nome simile?

Se così fosse la storia di Sapir potrebbe rivelarci quello che manca alla storia narrata nei documenti assai scarni dei ritrovamenti del 1980, ovvero l’intervento del Vaticano.

Nella storia le ossa sono prelevate dal prete investigativo in accordo con le autorità israeliane per trasferirle in Vaticano.

Ma le anomalie di questa storia non finiscono qui.

Nel 2001, un anno prima che Golan portasse alla ribalta il suo reperto e senza che si sospettasse nemmeno della sua provenienza o della esistenza della Tomba Talpiot, Il regista Jonas McCord giró un film con Banderas ispirato al libro di Sapir.

Qui sotto alcune foto tratte dal film “The Body” del 2001 comparate con quelle tratte dal documentario di Jacobivici con l’ingresso alla tomba Talpiot.

Vediamo un pò troppe somiglianze e troppe analogie per pensare a mere coincidenze.

Sapir fu profetico e lo fu anche il film The Body ,che anticipò di un anno la ribalta di Golan e di alcuni anni l’operazione di Jacobovici con lo svelamento dei segreti della Tomba Talpiot?

O c’è qualcosa di assai più “umano” e coordinato?

Domande e risposte

DOMANDA

…secondo te quali sono le motivazioni di una messa in scena totale sul Cristo? Cioè dalla nascita fino alla morte e resurrezione? A chi è convenuto e chi può riuscire a mantenere una bugia simile per 2000 anni?

RISPOSTA

In primo luogo la bugia della resurrezione e del Cristianesimo è, al più, una invenzione di Paolo di Tarso, ma la vita e la morte di Gesú sono fatti reali e storici, la cui narrazione è simile, ma non uguale, quella evangelica e non lo è di certo in merito alla resurrezione.
Questo, piú che una mia ipotesi è quanto viene indicato nel Vangelo di Filippo ritrovato tra i 13 codici scoperti nel 1945 a Nag Hammadi in alto Egitto (da non confondere con la scoperta avvenuta lo stesso anno in Palestina a Qumran) .
Il movimento gnostico cristiano ebraico che faceva capo ai primi discepoli e agli apostoli, era un movimento iniziatico.
Quelli vicini a Gesú sapevano che la resurrezione di cui Gesú parlavaera un atto simbolico il cui scopo era salvare l’Uomo da questa vita di inganno, uccidendo l’uomo vecchio, metaforicamente, per fare risorgere l’Uomo nuovo.
Infatti il Vangelo di Filippo, critica gli altri cristiani (legati a Paolo di Tarso) che credevano nella resurrezione fisica dalla morte e dice che prima si risorge in questa vita e solo dopo si muore.
È il lavoro svolto qui, su questa terra, che libera l’anima dopo la morte e le consente di tornare al Padre senza più far ritorno in questo mondo creato da un dio ignorante e minore, il Dio del Vecchio Testamento.
Varie correnti gnostico cristiane, per inciso, credevano nella reincarnazione, ma neppure gli Ebioniti, i primi cristiani di origine ebraica direttamente collegati ai giudeocristiani e al gruppo apostolico, credevano nella resurerzione di Gesù o nella sua natura divina.

DOMANDA

Il nome di Gesú era molto comune all’epoca, come si fa ad essere sicuri che si tratti del Cristo?

RISPOSTA

È stata la prima domanda che gli studiosi, Tabor e Jacobivici per primi, si sono posti, la risposta la si ottiene con certezza da una serie di analisi.
La prima è statistica ed è basata sull’uso combinato dei nomi nel periodo in esame.
Se il nome di Gesú, infatti, era abbastanza diffuso, un Gesú figlio di Giuseppe era un pò più raro.
Ancor piú raro é trovarlo in una tomba di famiglia in cui esiste un ossario che conserva i resti di “Giacomo figlio di Giuseppe fratello di Gesú”, ancora di piú se si aggiunge una Maria moglie di Gesú (si ricordi Maria Maddalena che la gnosi indica come compagna di Gesù proprio nel Vangelo di Filippo).
Già questo offrire un sufficiente grado di certezza, visto che la statistica porta ad una possibilitá su un miliardo.
Ma a questo si aggiunge la tomba adiacente.
I cristiani erano, dopo la morte di Gesú, al piú un gruppo di un paio di centinaia di persone. Sarebbe assai strano se in una tomba a pochi metri, così fuori dal centro abitato, si trovasse un ossario cristiano.
Lo sarebbe ancora di piú se questo ossario, oltreché cristiano, appartenesse ad una persona ricca (i primi cristiani erano notoriamente tutti poveri tranne uno, Giuseppe di Arimatea).
Ma se poi si osserva che le uniche due tombe ritrovate in questa zona insistono in un territorio che apparteneva ad un ricco possidente ebreo, associare queste tombe a Gesù e la loro propietà a Giuseppe di Arimatea diventa pressocchè automatico.
La tomba indagata con braccio robotico adiacente a questa contiene, infatti, come precisato nell’articolo, un ossario con su inciso il disegno di Giona inghiottito dalla Balena: il primo simbolo cristiano noto.
Quindi semmai, la domanda la si può ribaltare ovvero: visto che le probabilità che quella Talpiot non sia la tomba di Gesú e quello ritrovato non sia il suo ossario, sono dal punto di vista storico, pari a zero come si può continuare ad ignorare la mole poderosa si questi fatti eclatanti?
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Sabato Scala, Ingegnere elettronico e ricercatore indipendente, ha elaborato e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche e proposto una personale teoria dei processi cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del paradigma olografico prima, e della fisica del vuoto superfluido negli ultimi anni, la possibilità di adozione del suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di qualunque processo fisico classico o quantistico