La mente e il potere dell’immaginazione

L’Uomo possiede un dono unico: la possibilità di immaginare l’infinito oltre l’infinito e di abbattere, con lo strumento della immaginazione, ogni confine.

Se riflettiamo solo per un attimo su noi stessi e sul modo e gli strumenti che adottiamo per guardare la realtà possiamo arrivare, in maniera pressoché immediata alle conseguenze, che ho proposto anni fa nel mio libro La Fisica di Dio, ovvero che le equazioni che esprimono il funzionamento della nostra mente sono le stesse che governano tutto ciò che osserviamo e che governano ció che la scienza definisce come “vuoto quantistico”.

Ma è proprio così, o anche questa è una illusione imposta dal mezzo con cui osserviamo, la nostra mente?

Immaginate di poter osservare il mondo solo usando una macchina fotografica in bianco e nero.

Non avreste possibilità di riconoscere i colori, lo scorrere del tempo e le tre dimensioni:

il mezzo che state usando limiterebbe il vostro grado e livello di osservazione.

Con uno strumento simile non potreste che classificare il mondo in tonalità piatte e immobili di grigio.

Anche la sequenza temporale delle foto sarebbe impossibile da compredere semplicemente perché il tempo é una cosa che esiste perché voi, che osservate le foto, siete in grado di osservarlo e, di conseguenza di farlo esistere

Ora, il mezzo che noi usiamo per osservare il mondo, la nostra mente, è una rete potente ed interconnessa di neuroni che elaborano le informazioni e la realtà come se non fosse altro che una infinita serie di “ricette di cucina”, ovvero di cose che possono essere comprese solo scomponendole negli ingredienti elementari opportunamente dosati.

Il genio di Jonh Hopfield produsse una semplice equazione che descrive questo processo e che può essere immessa in un calcolatore per simulare (seppure in piccolo e senza troppe pretese) il funzionamento della nostra mente e questo particolare algoritmo che, con la nostra metafora, possiamo delineare le nostre “ricette di cucina”.

E’ evidente che, come per un osservatore che usa solo una macchina fotografica in bianco e nero, se riusciamo a supporre ed immaginare per un attimo che noi, come osservatori, siamo diversi dalla nostra mente e dal nostro cervello, il cervello stesso e la mente divengono la nostra unica possibile macchina fotografica che abbiamo in questa vita per osservare il mondo.

Se pure aggiungiamo ad essa altri sensi attraverso altri potenti strumenti tecnologici che ci consentono di “vedere altro”, tutto ciò che vediamo dovremmo ricondurlo a schemi neurali per “vederlo” e comprenderlo con la nostra mente.

Ne consegue che tutto ciò che osserviamo non può che apparire “neurale” ovvero essere riconducibile a schemi matematici tipici del modello di Hopfield, ma nulla, proprio nulla ci assicura che le cose funzionino davvero così e che siano solamente quelle che osserviamo .

Il tempo stesso sarebbe una conseguenza “necessaria” del funzionamento dei neuroni come “sequenza” di cause ed effetti che percorre i gruppi di neuroni elaborando l’informazione e cedendola a quelli successivi.

Tutto dovrebbe rientrare nel fenomeno delle sequenze causa-effetto, e quindi tutto apparirebbe una sequenza di fenomeni causali che si sviluppano su un tempo lineare.

Ma e proprio così?

E se non è così come possiamo separare l’osservatore dal mezzo di osservazione?

Solo usando l’immaginazione e il MERAVIGLIOSO potere dell’uomo di andare oltre i confini fisici, e solo indagando laddove sembra che sia impossibile indagare, possiamo darci una risposta e superare non solo la fisicità, ma anche il tempo ed il confine stesso della vita.

Probabilmente la mente, come strumento di osservazione, è il migliore possibile nelle dimensioni che descrivono la vita materiale.

La mente ci consente di comprendere il legami causa-effetto nelle cose e di sopravvivere “comprendendo” il funzionamento minimale della realtà per i soli aspetti che sono utili a questa vita e a questa forma della vita

Ma se dovessimo e potessimo vivere anche in altre dimensioni la mente e l’algoritmo di Hopfield ci andrebbe assai stretto come la nostra macchina fotografica in bianco e nero, e apparirebbe del tutto superato almeno quanto ipotizzare, come faccio io, ben oltre i confini di ogni teoria della fisica moderna, che il vuoto quantistico sia neurale e che l’Equazione a fondamento della unica e più omnicomprensiva delle Teorie del Tutto, sia l’equazione dei Neuroni di Hopfield.

A questo punto cominciano ad avere senso i tentativi, in apparenza folli ed incomprensibili del misticismo orientale, di cercare l’Illuminazione nella Vacuità e dell’esoterismo occidentale, di “costruire un corpo di Luce” che superi i confini impostici dalle formule di Hopfield immagine del limite della nostra macchina fotografica in bianco e nero che usiamo per osservare e che chiamiamo Mente.

In primo luogo occorre mettere a tacere la Mente, ma non per cercare una “connessione” con il fuori, ma con il “dentro”, in altre parole individuare, prima d’ogni altra cosa l’osservatore ovvero riconoscere chi osserva, da cosa si osserva (il mondo) e dal come lo facciamo (la Mente).

Non è un esercizio utile per questa vita, ma per superare i suoi confini ed i suoi limiti e spingere esplorazione oltre ogni limite per cercare l’infinito nell’infinito.

Il solo fatto di immaginare che una simile “follia”, come ci appare misurata con gli strumenti della Mente, abbia un senso ed una possibilità di successo, ci appare “assurdo”: ma stiamo usando gli strumenti della Mente e quindi la nostra bella macchina in bianco e nero proprio per cercare se esiste, da qualche parte, una “macchina fotografica a colori” o magari una sofisticata telecamera a nostra disposizione e, magari ancora…. l’infinita possibilità del possibile oltre l’impossibile.

E’ ovvio che se pretendiamo di raggiungerlo con gli strumenti del principio causa-effetto e quindi del tempo sequenziale inesorabile, siamo destinati ad indossare una camicia con le maniche annodate dietro la schiena, ma se scegliamo di superare la Mente possiamo trovare quell’attimo di infinito in cui non ci sono più 12, 4 ma neppure 2 dimensioni ma una unica dimensione infinitamente omnicompresiva ed infinitamente concentrata: un punto d’infinito oltre ogni ragionamento mentale, raggiungibile solo immaginando che l’osservatore (il Se) é altra cosa dallo strumento di osservazione (la Mente).

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Sabato Scala, Ingegnere elettronico e ricercatore indipendente, ha elaborato e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche e proposto una personale teoria dei processi cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del paradigma olografico prima, e della fisica del vuoto superfluido negli ultimi anni, la possibilità di adozione del suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di qualunque processo fisico classico o quantistico