Julius Tiberius Abdes Pantera: il padre naturale di Gesù?

Nel’ottobre del 1859, durante la costruzione di una ferrovia in Bingerbrück in Germania, furono scoperte per caso nove lapidi di soldati romani. Una delle lapidi recava il nome di Tiberio Giulio Abdes Pantera, la lapide insieme alle altre ritrovate, è attualmente conservata nella Römerhalle museo del museo di Bad Kreuznach , in Germania.

L’iscrizione presente sulla base del bassorilievo commemorativo pervenutoci privo della parte superiore, riporta quanto segue ( CIL XIII 7514):

Tib(erius) Iul(ius) Abdes Pantera Sidonia ann (orum) LXIIsupportati (diorum) XXXX miglia exs (ignifer?)coh(orte) I sagittariorumh (ic) s (UTI) e (st)

Ovvero:

Tiberius Julius Abdes Pantera di Sidone, di età 62 anni, ha servito per 40 anni, come vessillare della prima coorte di arcieri. Qui giace.

Analisi della iscrizione

Il nome di Pantera è tipicamente greco , anche se appare nella iscrizione in latino. È possibile ritenere fosse il suo appellativo di battagla.

I nomi Tiberio e Giulio legati all’ imperatore, furono acquisiti, probabilmente, quale riconoscimento del servizio nell’esercito consentendogli di ottenere la cittadinanza romana .

Il nome Abdes significa “servo di Dio” (forma latina de termine aramaica Ebed ) e suggerisce che Pantera era di origine ebraica.

Pantera, nato a Sidone in Fenicia, militò nella I Cohors Sagittariorum, ovvero la prima coorte degli arcieri, v ricordato che quelli siriani erano particolarmente famosi per la loro perizia nell’uso dell’arco.

Pantera non è un nome insolito, e il suo uso risale almeno al 2 ° secolo. Prima della fine del 19 ° secolo, in vari momenti della storia, gli studiosi avevano ipotizzato che il termine fosse alquanto raro o, anche, che fosse un nome di ispirato al termine Partenos (greco) adottato per polemizzare contro la presunta nascita verginale di Gesú.

Ma nel 1891 l’archeologo francese Clermont Ganneau ha dimostrato definitivamente, che si trattava di un nome in uso in Giudea mentre, successivamente, Adolf Deissmann ha dimostrato con certezza che, non solo era un nome comune a quel tempo, m che era particolarmente comune tra i soldati romani.

Pantera militò tra le truppe romane per 40 anni fino alla sua morte a 62 d.C..

Il ruolo di vessillare, unico soldato cui era dato l’onore di portare il vessillo e di ornare l’elmo con la testa di un animale feroce, era attribuito ai più valorosi e stimati uomini delle varie unità dell’esercito di Roma.

Il regno dell’imperatore Tiberio, da cui Pantera prende il suo nome, si sviluppó tra il 14 e il 37 d.C. e la I Cohors Sagittariorum , in uel periodo, ha operato dapprima in Giudea per poi essere spostata nella provincia germanica.

Contesto storico per il nome Pantera

Nel 2 ° secolo, Celso, filosofo greco, riportò la credenza secondo la quale il padre di Gesù era un soldato romano di nome Panthera. Le opinioni di Celso vennero riprese da Origene che, però, le considerava frutto di una invenzione del polemista e così scriveva.

“Torniamo, però, alle parole messe in bocca degli ebrei, che dicono che la madre di Gesù’ è descritta come essere stata rilevata dal falegname cui era stato promessa in sposa, poichè era stata condannata per adulterio avendo avuto un figlio da un certo soldato di nome Panthera’.”

Utilizzo ebraico nel medioevo

Ulteriori testimonianze che riferiscono di Panthera indicandolo come padre di Gesù le ritroviamo nel Talmud ebraico, nel quale Gesù è associato ad un uomo denominato “Ben Stada” figlio di “Pantera”:

Viene insegnato che il rabbino Eliezer disse, ‘non é forse vero che Ben Stada praticava incantesimi provenienti dall’Egitto incidendosele nella carne?’ Gli risposero:” Era un pazzo, prestiamo attenzione alle parole di un pazzo? “Ben Stada, il figlio di Pantera”, disse il rabbino Hisda “il marito era Stada, l’amante era Pantera”. il marito é in realtà, Pappo ben Judah, la madre era Stada. La madre era Miriam ‘Maria’ che curava le acconciature delle donne.

Peter Schafer spiega questo passaggio come un commentario progettato per chiarire i molteplici nomi utilizzati per riferirsi a Gesù, concludendo con la spiegazione che era il figlio dell’amante di sua madre “Pantera”, ma era conosciuto come “figlio di Stada”, poichè questo termine le era stato attribuito a essendo “un epiteto che deriva dalla radice ebraico/aramaico sat.ah/sete’ ( ovvero deviare dalla retta via, andare fuori strada, essere infedeli’). In altre parole, la madre Miriam è stata chiamata anche ‘Stada’ perché era una Sotah, una donna sospetta, o meglio condannata, per adulterio “.

Alcuni altri riferimenti che citano esplicitamente Gesù ( “Yeshu”) come il “figlio di Pandera”: si ritrovano nel Tosefta , il Qohelet Rabbah , e il Talmud di Gerusalemme , ma non nel Talmud babilonese.

Il libro Toledot Yeshu , che risale al Medioevo apparso in aramaico ed ebraico come cronaca satirica anticristiana contro, usa il nome Pantera, o Pandera.

Il libro narra di Gesù quale figlio illegittimo e indica Pandera come padre naturale, descrivendolo come un eretico che, a volte, praticò azioni violente insieme con i suoi seguaci durante il suo ministero.

Robert E. Van Voorst afferma che le origini letterarie di Toledot Yeshu non possono essere rintracciate con certezza, e dato che è improbabile datarlo prima del 4° secolo, si presenta come testo eccessivamente tardo per includerlo tra i resoconti autentici su Gesù.

Va notato anche che le Toledot Yeshu si presentano come parodia dei Vangeli cristiani, e ciò si manifesta con l’affermazione che Pietro fece finta di essere cristiano, così che i cristiani si potessero separare dagli ebrei e, inoltre, propone Giuda Iscariota come ad un eroe che si finse discepolo di Gesù per fermare i cristiani.

Se le Toledot non possono sicuramente essere adoperate come fonte attendibile, occorre anche riconoscere che il Talmud di Gerusalemme è molto più antico, esso, infatti, fu compilato nel 200 d.C. (circa il tempo di Celso) e probabilmente terminato intorno al 500 CE, questo lo rende una testimonianza da prendere in seria considerazione per l’analisi storica, specie oggi che disponiamo di un reperto archeologico compatibile con quanto riferito dalle fonti extra cristiane.

Altre prove archeologiche della esistenza del nome Pantera in Palestina

Ulteriore prova a sostegno della esistenza del nome Pantera al tempo di Gesù è un frammento poco noto di un ossario con iscrizione in greco, che non é stato, ad oggi identificato, ritrovato nel 1891 da Clermont-Ganneau.

Il reperto proveniva da una tomba sulla strada per Nabulus , appena a nord della Città Vecchia di Gerusalemme (vedi Clermont-Ganneau, “Notes on Hebrew and Jewish Inscriptions,” PEFQS 23 (1891)242-43). Purtroppo l’iscrizione non fa parte della Collezione dello Stato di Israele e l’iscrizione e non è elencata nel Corpus Inscrip tionum Iudaeae/Palesestinae, ma è registrato nel Corpus Inscriptionum Judaicarum# 1211.

Finora non é stato possibile localizzare il reperto anche se l, sapendo che la maggior parte delle iscrizioni di Clermont-Ganneau sono state inviate al Palestine Exploration Fund o al Lourve a Parigi, probabilmente il manufatto potrebbe trovarsi in uno dei rispettivi depositi.

L’iscrizione, in possesso di Clermont-Ganneau, recita:

[ιω] σηπου πενθερου [δρ] οσου

[Io] sepou pentherou [dr] osou
Clermont-Ganneau intese il secondo “nome” “pentherou “come una designazione familiare di suocero, o genero o cognato, e quindi lo lesse come: Di Giuseppe, suocero di Drosus (?), ritenendo il 3° termine come come trascrizione del nome comune romano Druso, adottato dagli ebrei in quel periodo (vedi Antichità di Giuseppe Flavio 18.132; דרוא ,דרוסהy. Yoma 4: 41d; y. Shabbat 1: 4a)
Tal Ilan ( Lexicon of Jewish Names in Late Antiquity , p. 301), a differenza di Clermont-Ganneau interpreta πενθερος come l’unico esempio che abbiamo trovato in Palestina del nome greco Pentheros = Panthera , già noto in iscrizioni latine e fonti greche e aramaiche. Supponendo che la tesi di Tal Ilan sia corretta e che siamo di fronte a tre nomi, non due, tutti al genitivo, la incisione va letta cosí:

[l’ossario] Di Giuseppe Panthera….di Drosus (?)

Oppure, in alternativa:

[l’ossario] Di Giuseppe [che è] figlio di Panthera… di Druso (?)

Come si é formata l’errata convinzione accademica che il nome Pantera derivi dal termine “Parthenos”

Chad Day, ex studente dello storico James Tabor ha presentato una ricerca che dimostra come si é formata la errata convinzione che il termine Pantera derivasse dal greco Parthenos, egli riporta i risultati come segue:

“La spiegazione del gioco di parole di Parthenos sembra risalire a Nitzsch Bleek (Nitzsch, KI “Appendice a Bleek”. Pagina 116 in Studi e critiche sulla teologia e la filosofia. A cura di J. Frauenstadt. Berlino: Voss, 1840).

Nitzsch (Nitzsch, Karl Immanuel, 1787-1868) sembra essere la fonte che ha influenzato Joseph Klausner.Ne ho trovato prova in “Jesus Christus im Talmud” di Heinrich Laible, 1893. … Laible ritiene che l’argomento di Nitzsch sul presunto “gioco di parole” sulla parola Parthenos estremamente poco convincente, principalmente su basi filologiche, tuttavia, non indica se questo gioco di parole sia iniziato con Nitzsch.

Klausner ricava la credenza sulla “spiegazione basta su gioco di parole” proprio da Nitszch e Bleek (vedi p. 24, Klausner, Jesus of Nazareth), contribuendo a diffondere ancor più ampiamente la credenza, poichè la sua opera fu pubblicata in inglese nel 1957, mentre l’importante l’opera di Krauss e Strack sull’argomento non era ancora disponibile in lingua inglese. Strack (Die Haretiker, 1913) ancora oggi é pubblicato solo in tedesco. Parte del volume di Krauss, invece, è stato presentato da Horbury in lingua inglese solo pochi anni fa, ma la spiegazione errata si é, oramai, saldamente radicata, soprattutto perché Klausner osserva, con disinvoltura, che l’argomento di Herford (1903) contro questo gioco di parole non è convincente.

… Apparentemente Nitasch ha tentato di leggere il greco panthera come l’equivalente del latino lupa, che significa “lupa” o “prostituta”, rendendo così l’epiteto (o quello che chiamiamo “gioco di parole”) “Figlio della prostituta”. Ora Nitzsch (e più tardi Klausner) interpreta questo gioco di parole come uno slogan anticristiano in risposta alla pratica paleocristiana di chiamare Gesù con il titolo “Figlio della Vergine”. Il problema è che non abbiamo nemmeno un esempio di questa pratica per giustificare l’idea che una tale espressione sia diventata la base per un gioco di parole per un contro-slogan. Questo presunto “gioco di parole” sembra essere, quindi completamente moderno e, oggettivamente, molto usato, da coloro che vogliono respingere che la designazione “Gesù figlio di Pantera” abbia una qualsiasi possibile base storica. Va, peraltro, anche notato che per Celso, riferito da Epifanio, così come per i rabbini (cioè dal secondo al quinto secolo), Panthera era inteso come il nome di una persona, non semplicemente un sostantivo o un aggettivo. …”

Sia per motivazioni archeologiche che documentali non vi é, quindi, più dubbio che il termine Panthera é un nome realmente esistente ed attestato nel periodo in cui visse Gesù, nel territorio della Giudea.

La tra la lapide di Bingen e il padre naturale di Gesù

Il collegamento tra il soldato Panthera riferito da Celso e dal Talmud è stato ipotizzato, per la prima volta, da James Tabor.

La tesi di Tabor si fonda sui seguenti argomenti:

  • Panthera é il nome riferito sia da Celso che dal Talmud oltre che dalle Toledoth
  • é un soldato romano come riferito dalle fonti
  • vive in un epoca compatibile con quella di Gesù
  • é in servizio in Palestina da giovane, proprio quando Gesù viene concepito
  • é di origine ebraica
  • é nativo di Sidone, città assai fuori dal circuito che Gesù percorre nei tre anni di vita pubblica ma che, nonostante ciò, Gesù va a visitare, come indicano in vangeli, sebbene non se ne capisca il motivo. Secondo Tabor Gesù con questo strano e misterioso lungo viaggio intese fare visita alla famiglia del suo padre naturale.