Il geroglifico dell’ankh, il Vangelo di Filippo e il simbolo cristiano della croce

PREMESSA

Sin dagli albori del Cristianesimo in terra di Egitto, il geroglifico dell’Ank,

che, nella antica scrittura egizia, aveva il significato di “vita“, é stato usato in numerose contesti funerari e religiosi, come sostituto della croce cristiana, talora spesso associato anche ad essa, oppure al monogramma costantiniano, il famoso chi-rho .

dal nome delle due lettere greche che lo compongono

In un precedente articolo ho mostrato, attraverso numerose prove acheologiche e documentali, che l’uso dell’ankh, come simbolo cristiano, precede quello della croce e persino il famosto monogramma costantiniano.

Questo ultimo simbolo si riteneva essere entrato in uso sotto il regno dell’imperatore Costanino, ma la nostra ricerca mostra che esso é apparso già prima dell’avvento del grande imperatore.

Ne troviamo prove sia nelle pergamene di Nag Hammadi che in varie immagini del II-III secolo provenienti da mummie di probabile origine cristiana, rinvenute nella oasi del Fayum in Egitto.

LA TEOLOGIA DELLA CROCE E L’ANKH NEL VANGELO DI FILIPPO

In questo nuovo viaggio attraverso l’archeologia cristiana, mostreremo che l’uso della croce e del suo significato teologico é strettamente legato al cristianesimo giudeocristiano gnostico e non, come si ritiene oggi, a quello di origini pagane legato alla predicazione di San Paolo.

In particolare mostreremo che l’origine teologica dell’uso dell’ankh, é ricavabile da uno dei più importanti testi contenuto nei codici ritrovati nel 1945 a Nah Hammadi in Alto Egitto: il Vangelo di Filippo.

Prima di intraprendere questo viaggio mi preme sottolineare che l’Ank, nella antica cultura egizia, non ha il semplicemente il significato di vita, ma é associatto allo “spirito di vita“, ovvero a quella parte spirituale dell’uomo che sopravvive, secondo le antiche credenze egizie, alla morte.

Proprio partendo da questo significato del simbolo e dal suo legame con il concetto di morte e resurrezione, la Gnosi Cristiana lo ha acquisito e rielaborato, collegandolo alle vicende cristiche.

L’ALBERO DELLA VITA E l’ANKH NEL VANGELO DI FILIPPO

In mezzo al paradiso crescono due alberi: uno genera animali, l’altro genera uomini. Adamo mangiò dell’albero che genera animali: divenne animale e generò animali. Per questo i figli di Adamo venerano animali. L’albero di cui Adamo mangiò il frutto è l’albero della conoscenza.

Questo è il motivo per cui aumentarono i peccati. Se egli avesse mangiato del frutto dell’altro albero, cioè del frutto dell’albero della vita, quello che genera uomini, allora gli dèi venererebbero gli uomini. Poiché all’inizio Dio creò l’uomo. Ma ora gli uomini creano Dio.

Adamo, secondo Filippo, commise l’errore di cibarsi dall’albero della Conoscenza del Bene e del Male e non dall’albero della vita, per questo il compito principale del Nuovo Adamo, ovvero il Cristo, é quello corregge quell’errore.

Possiamo, quindi, sin da subito, intuire l’associazione automatica che si formàlò nella mente degli gnostici, avvezzi al clima culturale sincretico di Alessandria d’Egitto, e che fece loro collegare il geroglifico dell ankh, con il suo significato di Vita Eterna , all’albero della vita biblico. Ma é anche intuibile perchè, vista la funzione salvifica del Cristo come nuovo Adamo, proprio l’Ankh divenne il simbolo primario del Cristianesimo.

Il Vangelo di Filippo ci conferma questa intuizione corredandola di un complesso substrato esegetico.

L’apostolo Filippo disse: “ Il falegname Giuseppe, avendo bisogno di legna per il suo mestiere, piantò un giardino; con gli alberi che aveva piantato fece la croce, e il suo discendente fu sospeso a quello che egli aveva piantato: il suo discendente è Gesù, l’albero è la croce”.

Ma l’albero della vita è in mezzo al giardino. Tuttavia è dall’ulivo che si estrae il crisma, per mezzo del quale si ha la risurrezione.

I due passi appena estrapolati nella sequenza con cui appaiono nel Vangelo di FIlippo, descrivono l’equazione teologica

albero d’ulivo = unzione cristica = croce = alvero della vita

Osserviamo, infatti, che nel Vangelo di FIlippo l’albero della croce é un ulivo, dal quale si estrae l’olio, ovvero il crisma della unzione. Il crisma é una parola di origine greca sintetizzata dal simbolo chi-rho che, a sua volta, simboleggia la parola Cristo derivata, appunto, dal termine “crisma”, equivalente al termine ebraico meshia da cui deriva la parola Messia.

Ma il Vangelo di Filippo approfondisce ulteriormente il senso teologico della contrapposizione tra l’errore di Adamo, che mangiò dall’albero della conoscenza, e la soluzione che a quell’errore viene fornita dalla crocifissione del Cristo. Attraverso la Crocifissione il Cristo diviene, infatti, un rinnovato albero della vita.

Dio piantò un giardino. L’uomo fu posto nel giardino. Là erano molti alberi per lui e l’uomo viveva in questo luogo con la benedizione e nell’immagine di Dio. Di ciò che vi è in esso io mangio come voglio. Questo paradiso è il luogo nel quale mi si dirà: “ Uomo, mangia questo! “ oppure: Mangia quello, come vuoi“.

Questo è il luogo nel quale io mangerò di tutto, poiché vi è l’albero della gnosi. Quello ha ucciso Adamo, mentre in questo luogo l’albero della gnosi fece vivere l’uomoLa legge era l’albero. Esso ha il potere di dare la conoscenza del bene e del male: non l’esentò dal male né lo stabilizzò nel bene, ma predispose la morte per quanti ne mangiarono. Poiché quando egli disse: “ Mangia di questo, non mangiare di quello “, fu l’inizio della morte.

Quindi il Vangelo di FIlippo ci fornisce il supporto esegetico attraverso cui viene associato il simbolo dell’albero della conoscenza alla Legge di Mosè . L’errore di Adamo, quindi, che andava riparato consisteva nell’aver scelto di cibarsi dall’albero della conoscenza del bene e del male che, come precisa il testo, non lo stabilizzò nel bene e non lo allontanò dal male.

Occorreva, quindi, ridare all’uomo il vero cibo, ovvero il il cibo di Vita Eterna (rappresentata dall’ankh), attraverso la morte in croce del Cristo.

Il Vangelo di Filippo ci foniscie, a questo punto, anche il nesso che chiarisce come l’Ankh egizo é stato recuperato e rinnovato per divenire il Chi-Rho, ovvero il Crisma e quindi l’Unzione, simbolo della Croce e del Cristo stesso in qualità di Unto.

L’unzione è superiore al battesimo. E dall’unzione, infatti, che noi siamo stati chiamati “ cristiani “, e non dal battesimo. Anche il Cristo fu chiamato (così) a motivo dell’unzione: il Padre unse il Figlio, il Figlio unse gli apostoli, e gli apostoli unsero noi. Colui che è stato unto possiede il tutto: possiede la risurrezione, la luce, la croce, lo Spirito Santo. Il Padre gli ha dato questo nella camera nuziale, egli (lo) ha accettato, Il Padre era nel Figlio, e il Figlio nel Padre. Questo è il Regno dei cieli.

La suggestiva somiglianza tra l’ankh egizia ed il chi-rho, non sfuggì agli gnostici, che si accorsero come era sufficiente ruotare la forma della X, corrispondente al alla lettera greca Chi, per fare in modo che uno dei due tratti si sovrapponesse all’asta verticale terminata con un ricciolo, corrispondente alla lettera greca Rho. In questo modo il ricciolo della Rho andava a sostituire la testa della Ankh.

Nella foto della stele mostrata di seguito, conservata presso il Museo Copto del Cairo, si nota l’evoluzione del simbolo della Ankh rappresentata ai lati nel nuovo monogramma chi-rho, posto al centro e modificato come appena indicato.

Stele copta di Pietro. Provenienza ignora, conservata al Museo Copto del Cairo (inv.7730)

Occorre, però, anche osservare anche che gnosi del Vangelo di Filippo separa nettamente il Gesù vivo e fisico, dal Crisma associato dalla Croce e, quindi, dal Cristo stesso.

Il Gesù terreno, nella visione gnostica, era solo un mezzo attraverso il quale il Cristo si era incarnato.

Egli aveva accettato di fare da veicolo attraverso la discesa in lui dello Spirito Santo all’atto del Battesimo di Giovanni sul Giordano. Quello Spirito, poi, si separò definitivamente da Gesù sulla croce.

Sulla croce, quindi, il Cristo esce dal corpo di Gesù e lo abbandona per poter compiere la “restaurazione” spirituale e risolvere l’errore di Adamo.

Si legge, a questo proposito, nel Vangelo di Filippo:

“Mio Dio, mio Dio, perché, Signore, mi hai abbandonato? “. Sulla croce egli disse queste parole, perché là egli fu diviso. Chiunque fu generato da colui che distrugge non proviene da Dio.

Da questa separazione il Cristo, prima associato ad un solo uomo, Gesù, diviene il Crisma frutto dell’albero della Croce che può trasformare ogni uomo in un Cristo. Di qui il senso della Unzione cristica e della simbolica discesa dello Spirito Santo sui Cristiani durante la Pentecoste.

Il Chi Rho, quindi , diviene il sostituto terreno dell’Albero della Vita e il Cristo appeso a quell’albero, diviene il Nuovo Frutto dell’Albero della Vita che porta il cibo della Gnosi agli uomini.

Ed ecco come Filippo riassume il senso del divenire Cristiani:

Non solo è bene che quanti non hanno il nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo lo ottengano, ma che l’ottengano per se stessi. Se qualcuno non li ha ottenuti per se stesso, sarà privato anche del nome. Ma egli li riceve con l’unzione aromatica della forza della croce; (forza) che gli apostoli chiamano “ la destra “ e “ la sinistra “. Costui, infatti, non è più un cristiano, ma un Cristo.

Si noti come il simbolo della Croce appare qui ben sintetizzato, laddove i due bracci laterali vengono implicitamente richiamati dai termini destra e la sinistra. Ovvero la Croce ha la funzion edi ricongiungere la conoscenza fornita dal primo albero ccomposto dai rami opposti e separati del bene e del male, insito nella vecchia Legge mosaica, con la sapienza della Gnosi, che ricongiunde questi due rami andando a formare il tronco del nuovo Albero della Vita.

Ed ecco, quindi, come Filippo sintetizza il mistero della Croce con il segreto che essa racchiude e che fornisce all’uomo la vera Conoscenza gnostica:

All’inizio, infatti, il velo nascondeva, in certo modo, il controllo dei creato da parte di Dio. Ma allorché il velo si squarciò, e l’interno sarà manifesto, questa casa sarà lasciata deserta, meglio, sarà distrutta. Ma non tutta la divinità fuggirà da questi luoghi nel santo dei santi, giacché non potrà unirsi alla luce pura e alla pienezza senza deficienza, bensì sarà sotto le ali della croce e sotto le sue bracciaQuest’arca sarà la sua salvezza, allorché su di quelle si alzeranno le acque del diluvio. Coloro che fanno parte della tribù sacerdotale, potranno penetrare al di là del velo, insieme col sommo sacerdote, Per questo il velo non si è squarciato soltanto in alto, poiché si sarebbe aperto unicamente per quelli dall’alto; né si squarciò soltanto in basso, perché si sarebbe manifestato unicamente per quelli dal basso. Ma si è squarciato dall’alto in basso. Quelli dall’alto hanno aperto per noi che siamo dal basso, affinché possiamo entrare nel segreto della verità.

In buona sostanza, qui Filippo indica il valore fortemente simbolico dello squarcio del velo del Tempio avvenuto quando un terremoto scosse la terra mentre Gesù esalava l’ultimo respiro.

Quello squarcio indica, secondo il Vangelo di Filippo, la fine della funzione del vecchio Tempio e la nascita del Nuovo Tempio nel cuore di ogni cristiano.

Il velo del Secondo Tempio in Gerusalemme si squarcò, infatti, lasciando intravedere l’interno e, quindi, corrompendolo definitivamente.

Ma la divinità che quel velo proteggeva, non si allontanò, ma finì “sotto le ali della croce“, ovvero racchiusa nel simbolo stesso del monogramma modificato.

Lo squarcio é rappresentato dalla barra verticale della croce.

La croce diviene, in questo modo, anche il simbolo del canale attraverso cui “quelli dall’alto” possono comunicare con il cristiano, ovvero l’Unto che ha accettato il Crisma e “quelli dal basso” possono ritornare nel Regno del Padre oltre la cortina di questo mondo corrotto.

CONCLUSIONE

Nella foto della stele troviamo una classica raffigurazione in cui due “ankh”, che ricordano i due alberi originari, si fondono al centro per diventare il Chi Rho che li sostituisce e li rinnova.

Questo simbolo perderà, come mostrano alcune steli, il ricciolo sulla sommità che ricordava la Rho greca, per divenire la croce che conosciamo con due bracci uguali.

Notiamo come le tre croci in questa ed in tantissime steli funerarie simili, ricordano anche la disposizione delle croci dei ladroni ai lati di quella del Cristo sul Golgota.

A commento della analisi che vado a concludere, volevo segnalare che ho scelto questa stele rispetto alle altre mostrate nel filmatl, perchè essa aggiunge al tema classico delle due Ankh con la croce centrale, anche una nave, altro simbolo cristiano, recuperato dalla mitologia egizia

Essa richiama la navicella di Horus che traghetta i morti verso la Vita Eterna.

L’abero di questa nave assume la forma della classica del Chi RHo, ove la Chi é rappresentata con la X.

Si può facilmente capire come e perchè Paolo, partendo da questa analisi teologica giudeocristiana, decise di trasformare il Cristianesimo in una nuova religione che ruppe i ponti con la Legge di Mosè e con l’ebraismo.

Così operando, però, egli eliminò la fondamentale parte essoterica ebraica che il giudeocristianeismo gnostico aveva invece, mantenuto, e svelò la parte esoterica.

Peccato che, secondo gli gnostici giudeocristiani e lo stesso Vangelo di Filippo, questo disvelamento rappresentò una corruzione e distorsione della Gnosi che vene privata del senso più profondo, ovvero della possibilità che essa fornisce per cristiano, di ottenere una conoscenza diretta e personale del mondo spirituale originale, il Pleroma, senza alcuna mediazione, ovvero colloquiando direttamente con il Vero Dio, oltre la cortina di questo mondo: il Padre.

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Sabato Scala, Ingegnere elettronico e ricercatore indipendente, ha elaborato e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche e proposto una personale teoria dei processi cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del paradigma olografico prima, e della fisica del vuoto superfluido negli ultimi anni, la possibilità di adozione del suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di qualunque processo fisico classico o quantistico