Introduzione al lavoro sull’Ombra: fuggire le ombre che portano alla follia

Discutere: come e perchè

Discutere e’ produttivo solo se si e’ aperti a raccogliere i frutti del dialogo e lo si affronta senza pregiudizi e dogmi.

Una discussione su materie di fede e di dogmi, ad esempio, non ha alcun senso, semplicemente perché manca il fondamento primo della discussione: trovare nello scambio intellettivo di posizioni diverse, nuovi elementi su cui riflettere, e riflettetere significa arricchire il proprio punto di vista facendo tesoro del dialogo con l’ altro a volte dovendo anche riconoscere errori.

Ma il dialogo tra uomini non puo’ dare frutto vero se non tocca il cuore e lo spirito ovvero ci cambia nel profondo e ci porta un po’ piu’ vicino a noi stessi, alla nostra umanita’, ai nostri limiti ma anche alla infinità’ delle possibilità’ umane.

Che mondo avremmo se solo l’uomo provasse a stare “insieme” davvero a non a chiudersi in una torre eburnea?

A volte la consapevolezza dei nostri limiti e la solitudine in cui noi ci chiudiamo anche a causa di un mondo che ci sembra disumano ed alieno intorno a noi, produce un senso di disorientamento e si finisce per creare ombre nella mente, cui diamo concretezza al punto tale da renderle vive fino a concedere loro di prendere il controllo completo della nostra vita.

Qualunque sia il nome che diamo a quelle Ombre, che le chiamiamo Dio, o Angelo, o Maestro, o addirittura le identifichiamo come noi stessi, o altri, quelle Ombre hanno un sol nome, Ombra, e la loro origine e’ nelle parti oscure di noi stessi.

Ombra: la parte oscura del Se

Tutto ciò che non conosciamo di noi e con cui non riusciamo, ne vogliamo avere contatti, prende forma negli esseri mentali e nelle fantasie cui, a volte, diamo forma fisica assumendo una vera e propria venerazione per alcune persone.

Purtroppo, mentre le nostre fantasie sugli esseri sovraumani e divinii possono sopravvivere a qualunque prova perché cambiano con noi, quelle relative a persone reali finiscono per crollare di fronte alla differenza tra ciò che pensiamo e crediamo di sapere di una persona e ciò che quella persona e’ davvero.

Che sia un amico o peggio ancora la compagna o il compagno di vita che ci siamo scelti e nelle cui mani abbiamo messo noi stessi ed il nostro futuro, il disorientamento e l’illusione collassata di fronte alla differenza tra fantasie e fantasticherie su uomini e donne straordinari, e la umanissima loro distanza dalle nostre fantasie, ci spinge a rinchiudersi nella nostra torre e a dialogare con quelle Eggregore che ci siamo fabbricati con il nostro Inconscio e che teniamo ben vive pur di non doverci scontrare con l’ Abisso in noi stessi.

Il sottile confine che ci separa dalla follia

Come ebbe a comprendere Carl Gustav Jung, questo processo e’ la base di ogni patologia e, non per nulla, egli ebbe a rilevarlo nel suo contatto ed analisi di alcuni pazienti affetti da gravi turbe psichiatriche.

Jung agi’ provando su se stesso i processi che avevano portato alla follia quelle donne e quegli uomini che egli cercava di tirare fuori dai loro Abissi mentali e dal loro mondo di fantasie che li aveva letteralmente assorbiti.

In quello stesso momento comprese che l’Uomo e’ sempre solo con sé stesso fino a quando si divide da se stesso e non vuole affrontare il dialogo interiore per evitare la sofferenza lacerante che ciò produce.

Quella sofferenza si sintetizza, spesso, nella consapevolezza di avere vagato senza meta fino a quell’istante prima, di avere tagliato i ponti attorno a sé, di avete perso tempo e vita e di non avere portato alcun frutto concreto alla propria esistenza è a quella delle persone care: ovvero il collasso ed il vuoto che viene fuori dal senso di inutilità della propria vita.

Un macigno di fronte al quale pochi uomini e donne sopravvivono e che li porta a quella morte viva che e’ il dominio della follia.

La soluzione

Eppure basterebbe osservare che, seppure siamo pietrificati su quel foglio scarabocchiato e pieno solo di cancellature che e’ la nostra vita, voltando pagina troviamo un voglio bianco tutto da scrivere e che quegli scarabocchi, infondo, se non contenevano idee buone per scrivere la nostra storia, alla peggio ci hanno detto come non desideriamo e non dobbiamo scriverla.

Insistere nel voler ripetere all’infinito gli stessi errori e nello sprecare pagine e pagine di foglio  della nostra vita per riempirle di scarabocchi e cancellature non ha senso, come non ha senso preoccuparsi di quanto tempo abbiamo sprecato e di quanto ne disponiamo ancora, perché il primo e’ passato e il secondo non sappiamo quanto durera’

A questo punto occorre porci la prima feroce domanda: siamo davvero felici?

Non e’ poi così difficile rispondere, basta vedere quanto tempo siamo “arrabbiati” ed in lotta con il mondo è quanta angoscia ci portiamo addosso, con quanta rabbia affrontiamo il nuovo giorno e quanto tempo, a fine giornata, abbiamo trascorso in questo insano stato.

Se volessimo scrivete una formula per misurare la nostra felicita’ basta sottrarre le ore in cui siamo stati svegli da quelle che abbiamo passato a provare tutti i sentimenti diversi da essa in una giornata qualunque.

Se ci accorgiamo che il risultato e’ davvero irrisorio abbiamo un problema, e il nostro problema sono le favole che insistiamo nel raccontarci, le nostre fantasie, i nostri modelli di felicita’ e di perfezione, insomma le nostre Ombre.

Come procedere

Per quanto sia doloroso , la prima cosa da fare e’ riportate una per una, le ombre alla loro reale origine, ovvero andare a vedere da che cosa, ciascuno di loro nasce e quale parte di noi stessi, così mostruosa da non potere e dover uscire fuori, abbiamo occultato e dato forma in un Ombra.

Quella specifica Ombra.!

Per cominciare basta dercrivere a noi stessi la personalita’ di quell’ Ombra e le sue caratteristiche per ricavare quelle che nasconde semplicemente negando uno per uno gli aggettivi di quell’Ombra.

Facciamo un esempio che può essere applicato a qualunque nostra costruzione Ombra: supponiamo di avere una certa idea di Dio e di essere fanatici difensori di quella idea.

Partiamo col dirci, seppure e’ difficilissimo crederci davvero, che quella idea di Dio e’ solo la costruzione che noi ci siamo fatti di quella idea, indipendentemente da come abbiamo imparato a conoscerla.

E’ un Dio di giustizia duro e vendicativo?

Chiediamoci perché ci sentiamo “ingiusti”, “deboli” e “sconfitti”.

In altre parole, per ogni aggettivo che diamo alla nostra Ombra andiamo a cercare quello opposto che associamo, perché quello opposto ci parla di noi e descrive il nostro mostro interiore.

Già questo piccolo esercizio porta a due risultati concreti:

  1. ci fa vedere la reale natura di quello che chiamiamo Dio e che e’ sempre una fotografia di una nostra Ombra, perché siamo noi ad avergli dato quello specifico vestito (Non hanno alcun peso discussioni sulla realta’ o meno fisica di quell’ Ombra perché ciò che veneriamo non e’ l’ ombra ma l’ idea stessa di quell’Ombra che ci rispecchia al contrario)
  2. dandole aggettivi e negandoli per trovate aggettivi per noi stessi riusciamo a scalfire la superficie dell’Ombra e ad intravedere quello che siamo e che non conosciamo

Ora proviamo a togliere la parola Dio a quest’ Ombra e a metterci una persona che veneriamo e che ha tradito la nostra fiducia o che non ci appare più come la credevamo.

Non cambia assolutamente nulla, il procedimento e’ lo stesso e uguali sono i risultati.

Facendo in questo modo avremo fatto un primo grande passo, ci siamo riconosciuti soli con noi stessi e creatori delle Ombre che ci vincolano e che si erano impossessate della nostra vita.

Questo é  primo grande passo verso la liberazione dalle nostre Ombre e, continuando, ci riconosceremo sempre un po’ piu’ liberi e un po’ piu’ vicini noi stessi.

I falsi Maestri

Un altro grande risultato è che, con questo procedimento, vi appariranno chiare le persone che, intorno a voi, vivono il tormento interiore fuggendo da esso.

A volte paradossalmente, queste sono le stesse che hanno un seguito enorme proprio per il modo violento è tormentato con cui affrontano il mondo, ma in quel modo rabbioso è violento vedremo, dopo il nostro lavoro, sulla nostra ombra, ciò che esse sono davvero: anime tormentate che non riescono ad essere guida a se stesse, figuriamoci se posso esserlo per qualcun altro.

Il percorso vero verso Noi stessi e’ lungo, ma piu’ andremo avanti e piu’ la solitudine sparirà’ perché si attenuerà il velo che ci separa dalle cose e dalle persone per quello che sono e per la ricchezza che rappresentano, oltre qualunque inutile nostro giudizio, rispetto a come le vediamo e crediamo siano.

Imparare ad accettare gli altri per cio’ che sono e a non giudicarli e’ il chiaro segno che ci siamo avvicinati a noi stessi un po’ di piu’ e abbiamo, finalmente, scelto di esserci amici smettendo di farci da Dio giudicante, ma divenendo per noi stessi, amici fraterni.

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Sabato Scala, Ingegnere elettronico e ricercatore indipendente, ha elaborato e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche e proposto una personale teoria dei processi cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del paradigma olografico prima, e della fisica del vuoto superfluido negli ultimi anni, la possibilità di adozione del suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di qualunque processo fisico classico o quantistico