Quali conseguenze storiche si ricavano dalla tomba Talpiot, che i più recenti studi confermano essere quella della Famiglia di Gesù?

Talpiot: nuovi elementi a sostegno della associazione della tomba Talpiot ala famiglia di Gesú

La messa in onda di documentari con informazioni obsolete e datate a quasi 20 anni fa, sulle TV nazionali, in particolare sul canale Focus di Mediaset, ha fornito, almeno in Italia, l’impressione diffusa che la Tomba Talpiot non sia altro che una ben riuscita fake news archeologica moderna.

Ancora oggi, inoltre, vengono mandati in onda vecchissimi documentari relativi la seconda questione centrale legata a questo importantissimo sito archeologico, ovvero l’autenticità e provenienza del famoso Ossario di Giacomo recante la incisione “Giacomo Figlio di Giuseppe, Fratello di Gesú” .

Da questi vecchi documentari, realizzati molti anni prima della assoluzione, nel 2014, del antiquario Oden Golan, proprietario del reperto, nel processo per l’accusa di falsificazione, rafforza la errata credenza che anche su questo importantissimo reperto si sia per sempre chiusa la discussione accertando la frode.

La veritá dimostrata dai recenti studi è, invece, diametralmente opposta, e costituisce la risposta pressoché definitiva, anche alla associazione della Tomba Talpiot al Gesù storico.

Infatti, dopo i primi studi assai superficiali e dilettantistici compiuti diversi anni fa sulla patina dell’ossario, che i documentari che abbiamo segnalato riportano come prova della falsificazione, la situazione è radicalmente mutata.

Ripetuti approfonditi studi di tipo fisico chimico, condotti assai più seriamente e accuratamente, sia durante il processo a Golan che successivamente da vari studiosi e laboratori indipendenti (la piú recente pubblicazione è del 2019), non solo hanno confermato che, sia il reperto che la intera scritta sull’ossario sono autentici, ma hanno anche collegato, in maniera presso che certa, la provenienza di questo ossario dalla Tomba Talpiot.

La certezza di questa associazione è legata alle particolari condizioni ambientali della Tomba che hanno fatto sì che la patina dell’ossario di Giacomo e di quelli presenti nella grotta, oresenti una composizione biochimica unica che li rende compatibili unicamente con questo specifico sito rispetto a tutti quelli del territorio di Gerusalemme.

Ma cosa comporta l’aggiunta anche di questo reperto ai 9 ossari giá prelevati nel 1985?

La prima obiezione che viene fatta dai critici di questa associazione è che il decimo ossario trafugato nel 1985, risultava, dalla relazione preliminare di scavo, privo di incisioni e con una altezza diversa di circa 3 cm da quella dell’Ossario di Giacomo.

Questa osservazione non tiene in alcun conto il fatto che la Tomba appare sventrata da una frattura apertasi 200 anni fa per effetto di un terremoto che investi l’area e che, quindi, rimase aperta ai saccheggi, come dimostrerebbe la parete rimasta libera da detriti che avrebbe dovuto ospitate ossari, ma che è rimasta l’unica vuota.

L’avanzato stato di degrado dell’ossario di Giacomo, infatti, rispetto agli altri della tomba, risulta compatibile con questa ipotetica collocazione sulla parete esposta alle intemperie e non coperta dai detriti del crollo.

Di conseguenza non è affatto detto che l’ossario di Giacomo sia il decimo ossario trafugato, ma potrebbe essere un undicesimo trafugato dalla Talpiot diversi anni prima della scoperta e, peraltro, lasciato a sua volta alle intemperie in qualche deposito all’aperto. Ciò che pare certo dalle analisi strumentali, è che esso, comunque la si pensi, proviene dalla Talpiot.

Ma cosa cambia l’attribuzione della provenienza dell’ Ossario di Giacomo alla Tomba Talpiot? Per capirlo occorre fare una rapida sintesi di tutti gli elementi a favore della associazione della Tomba Talpiot al sito che ospitò le ossa di Gesù.

Riepilogo degli elementi a sostegno della associazione della Talpiot a Gesù il Nazareno

Per farsi una idea di quali siano gli elementi a sostegno della associazione della Tomba di Talpiot a quella della famiglia di Gesú, guardiamo in rapida successione, gli elementi probanti.

  • la Tomba contiene una serie di ossari con che recano incisioni con nomi che richiamano alcuni di quelli della famiglia di Gesù noti dai Vangeli: Gesù figlio di Giuseppe, Maria (Moglie di Giuseppe), Mariamene la Signora, Joses figlio di Giuseppe, Giuda figlio di Gesù e Matteo (non l’evangelista, ma un membro della famiglia).
  • il nome Joses è rarissimo dal punto di vista epigrafico, ma è richiamato in questo modo, oltre che sull’ossario , solo nei vangeli, associato ad uno dei fratelli di Gesú
  • una analisi statistica dimostra che presenza contemporanea di questi nomi insieme, comparata con tutte le attestazioni epigrafiche e la frequenza di distribuzione dei nomi di questo periodo, fa sì che nonostante i nomi della tomba siano comuni (ad eccezione di Joses), la probabilità di trovarli tutti insieme in una unica tomba di Famiglia, che non sia la tomba di Gesù il Nazareno, è di 1 a 600 (alcuni hanno criticato questa analisi perché si basa solo sulle sole rilevaze epigrafiche e si considera impossibile una analisi corretta senza avere un censimento dell’epoca)
  • Le analisi DNA sulle ossa di Mariamene hanno dimostrato che questa donna è l’unico membro non appartenente allo stesso ceppo di famiglia e di conseguenza deve trattarsi della moglie di uno dei membri della Tomba, e Mariamene è anche il nome della Maddalena che, secondo il Vangelo di Filippo era la “compagna di Gesù”. La tomba porta inciso anche il termine Mara usato per donne particolarmente stimate con il senso di “Signora” (alcuni sostengono che Mara sia un secondo nome, ma anche in questo caso corrisponderebbe alla sorella della Maddalena indicata nei Vangeli)
  • La Tomba Talpiot, e un’altra tomba detta Talpiot B, sono le uniche presenti ai piedi di una doppia collina in un vasto territorio che anticamente era di proprietà privata, appartenuta ad un importante possidente del luogo. Il nome “Arimatea”, con cui è identificato il ricco Giuseppe che, secondo i Vangeli fornì a Gesù la tomba, significa, appunto, “due colline”
  • Nel 2007 la Talpiot B, non più accessibile perchè ricoperta da edifici residenziali, fu esplorata con un braccio robotico e venne identificato un ossario di probabile provenienza cristiana. L’associazione è stata possibile grazie a due elementi: 1) L’Ossario recava una incisione nella quale è stato identificato un graffito raffigurante uno dei più antichi simbolo cristiani Giona inghiottito dalla Balena (seppure alcuni studiosi contestano questa identificazione) 2) i due archeologi Tabor e Charlesworth, cui si deve l’identificazione, hanno anche decifrato una scritta bilingue, greco ed aramaico, inneggiante alla resurrezione. Ovviamente la derivazione cristiana della Talpiot B rafforza l’associazione della Talpiot A alla famiglia di Gesù il Nazareno
  • Tabor ha esplorato nel 2007 un antico acquedotto in secca già ai tempi di Gesù, che parte dal luogo in cui il corpo di Gesù fu preliminarmente sepolto, il Golgota, e spunta a poche decine di metri dalla tomba Talpiot. Questo, secondo Tabor, potrebbe essere quello che fu usato per spostare Gesù segretamente dalla tomba provvisoria a quella definitiva
  • L’associazione dell’ossario di Giacomo con la incisione rivelatasi originale “Giacomo figlio di Giuseppe, fratello di Gesù” a quello della tomba Talpiot fornisce la certezza statistica che questa sia proprio la tomba di Gesù rafforzata dal fatto che l’uomo nell’ossario viene identificato non solo richiamandone,come di consueto all’epoca, il padre, ma anche indicando il più noto fratello. Va ricordato che Giacomo viene identificato,sia nei Vangeli, sia nelle lettere di Paolo sia nella narrazione di Giuseppe Flavio, proprio come.”fratello di Gesù”

Una analisi storica della questione Talpiot: cosa dovremmo aspettarci di trovare in una ipotetica Tomba di famiglia di Gesù?

Prima di proporre una personale riflessione storica, riporto di seguito le considerazioni dell’archeologo James Tabor che illustra cosa, sulla base dei dati storici, ci aspetteremmo di trovare in una ipotetica Tomba di famiglia.

Stralcio di seguito, in tal senso, una parte dell’articolo di Tabor dal titolo “La Tomba di Gesù a Talpiot: una analisi storica” pubblicato a valle della conferenza promossa da James Charlesworth per analizzare lo stato dell’arte degli studi sulla Tomba e pubblicata nel testo “Talpiot: La tomba di Gesù e della sua famiglia?” pubblicato nel 2013

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Comincio con ciò che sappiamo sulla sepoltura di Gesù di Nazaret dalle nostre prime fonti: i Vangeli del Nuovo Testamento. Sebbene l’apostolo Paolo conosca la tradizione secondo cui Gesù fu “sepolto”, non fornisce dettagli narrativi che potremmo analizzare storicamente (1 Cor 15,4).

Si presume spesso che i Vangeli riportino che Giuseppe d’Arimatea prese il cadavere di Gesù e lo depose nella sua nuova tomba venerdì in tarda notte. Il problema con questa ipotesi, è che una lettura attenta dei nostri racconti evangelici indica che questa tomba, in cui si
trovava Gesù temporaneamente posizionato, non apparteneva a Giuseppe d’Arimatea.

Marco, che riporta il nostro primo resoconto, dice quanto segue:


E quando venne la sera, poiché era il giorno della preparazione, cioè il giorno prima del sabato, Giuseppe d’Arimatea . . . comprò un
lenzuolo di lino e, depostolo, v’è lo avvolse e lo
depose in un sepolcro scavato nella roccia; e rotolò una pietra contro la porta del sepolcro. (Marco 15:42-46).


Il Vangelo di Giovanni, riflettendo una tradizione indipendente, offre un’ulteriore spiegazione:


“Ora nel luogo dove fu crocifisso c’era un giardino, e nel giardino un nuovo sepolcro dove nessuno era mai stato deposto. Così a causa del giorno ebraico della preparazione, poiché il sepolcro era vicino, vi deposero Gesù. (Giovanni 19:41-42, corsivo mio)

Marco ci fa capire che fu la pressante necessità di una rapida sepoltura temporanea causata dalla vicinanza del sabato che spinse Giuseppe d’Arimatea ad agire in fretta e a recarsi presso il governatore romano Ponzio Pilato per ottenere il permesso di seppellire il cadavere di Gesù. Il Vangelo di Giovanni lo chiarisce in modo specifico.

Questa iniziale sepoltura di Gesù da parte di Giuseppe d’Arimatea era una misura
temporanea, di emergenza, con il sabato di Pasqua che sarebbe sopraggiunto dopo poche ore di distanza. Fu una sepoltura di necessità e opportunità. Questa particolare tomba è stata scelta perché inutilizzata e perché si trovava vicino al luogo della crocifissione.

L’idea che questa tomba appartenesse a Giuseppe d’Arimatea non ha senso.

Quali sono le possibilità che Giuseppe d’Arimatea abbia casualmente la sua nuova tomba di famiglia situata convenientemente vicino al Luogo del Teschio, il Golgota, dove i romani crocifiggecvano regolarmente le loro vittime?

Kloner offre la seguente analisi, con la quale sono pienamente d’accordo:

“Vorrei fare un ulteriore passo avanti e suggerire che la tomba di Gesù era ciò che i saggi chiamano “tomba presa in prestito (o temporanea)”. Durante il periodo del Secondo Tempio e successivamente, gli ebrei praticavano spesso la sepoltura temporanea. . . . una grotta presa in prestito, o temporanea, veniva utilizzata per un periodo di tempo limitato e l’occupazione della grotta da parte del cadavere non conferiva alcun diritto di proprietà alla famiglia. . . . La
sepoltura di Gesù fu probabilmente di questa natura.


Marco indica che l’intenzione di Giuseppe era di completare i riti veri e propri della sepoltura ebraica dopo la Pasqua. Date queste circostanze, ci si aspetterebbe che il corpo di Gesù fosse deposto in una seconda tomba come luogo di riposo permanente.

Questa seconda tomba sarebbe presumibilmente quella che apparteneva, o era stata fornita, da Giuseppe d’Arimatea, che aveva i mezzi e si era assunto la responsabilità formale di onorare Gesù e la sua famiglia in questo modo.

Di conseguenza, non ci si aspetterebbe che la tomba permanente di Gesù, e successivamente della sua famiglia, si trovi vicino al Golgota, appena fuori dalla porta principale della città, ma in una tomba scavata nella roccia fuori Gerusalemme.

Queste circostanze affrontano anche la questione che alcuni hanno sollevato secondo cui la tomba di Talpiot non poteva essere quella di Gesù poiché era povero e originario della Galilea.

Giacomo, il fratello di Gesù, divenne capo del movimento di Gesù dopo la morte di Gesù stesso nel 30 d.C.. Le nostre prove indicano che il movimento aveva sede a Gerusalemme fino al 70 d.C.. Anche il nucleo dei seguaci, raggruppati intorno alla famiglia di Gesù e al Consiglio dei Dodici, si stabilì lì, anche se la maggior parte di loro proveniva dalla Galilea.

Questa evidenza indica fortemente la possibilità di una tomba della famiglia di Gesù a Gerusalemme, ma diversa dalla grotta sepolcrale temporanea in cui fu deposto per la
prima volta il corpo di Gesù.

Sulla base delle nostre prime fonti testuali, propongo il seguente elenco di individui
come potenziali candidati per la sepoltura in una ipotetica Tomba della famiglia di Gesù:
• Gesù stesso
• Giuseppe suo padre
• Maria sua madre
• I suoi fratelli: Giacomo, Iose, Simone e Giuda e qualsiasi delle loro mogli o figli
• Le sue sorelle: Salomè e Maria (se non sposate)
• Qualsiasi moglie o figlio di Gesù

Dovevano esserci, ovviamente, molti altri nomi che semplicemente non conosciamo, con vari collegamenti con la famiglia di Gesù, ma questi nomi e relazioni possiamo almeno considerarli ipoteticamente probabili.

Mi rendo conto che la questione di Gesù che ha moglie e figli è generalmente vista come improbabile, ma bisogna tener conto della natura dei nostri documenti e del contesto sociale in cui Gesù visse.

Nessuna delle mogli o dei figli di alcun apostolo o dei fratelli di Gesù è mai nominata nei Vangeli, tuttavia Marco indica che Pietro era sposato (Marco 1:30), e Paolo menziona che gli apostoli e i fratelli di Gesù viaggiavano con le loro mogli (1 Cor 9,5). Il silenzio sulle donne, nel tardo periodo successivo al 70 C., delle fonti teologiche come i nostri Vangeli del Nuovo Testamento, non significano la loro la non esistenza.

Inoltre, quando Paolo raccomanda vivamente il celibato come stile di vita spirituale superiore, non usa Gesù come esempio anche in un contesto in cui desidera disperatamente riferirsi a lui per avere autorità (1 Cor 7,8-12).

Successivamente ci chiediamo quale di questi individui potrebbe ipoteticamente
essere sepolto prima del 70 d.C nella tomba della famiglia di Gesù a Gerusalemme, dopo l’anno 30 d.C. quando Gesù fu crocifisso.

Nel 70 d.C. i Romani devastarono Gerusalemme ed esiliarono gran parte della popolazione ebraica; e la normale vita ebraica, compreso l’uso comune delle grotte funerarie intorno alla città, diminuì.

Dato questo disastroso spartiacque, otteniamo un elenco cronologicamente limitato di potenziali candidati, poiché includeremmo solo quelli della famiglia che possiamo presumere potrebbero essere morti prima del 70 d.C.:
• Gesù stesso
• Maria sua madre
• Giuseppe suo fratello, e forse Giacomo
• Qualsiasi moglie e figlio di Gesù morto prima del 70.

Il padre di Gesù, Giuseppe, lo elimineremmo perché sembra sia morto decenni prima, probabilmente in Galilea, e non abbiamo notizie di lui a Gerusalemme in questo periodo
(cfr At 1,14).

La madre di Gesù, Maria, data la sua età, poteva benissimo essere morta prima del
70 d.C. e come vedova, secondo l’usanza giudaica, sarebbe stata deposta nella tomba
del figlio maggiore. In base ai nostri dati, pare che i fratelli di Gesù, Simone e Giuda,
abbiano vissuto oltre il 60 d.C. quindi dovrebbero essere eliminati dalla nostra lista.

Il fratello di Gesù, Joses, è un candidato forte poiché è il “fratello scomparso” nei nostri
documenti storici. Quando Giacomo viene assassinato nel 62d.C. fu Simone, il terzo fratello, e non Joses, il secondo, che assunse la guida del movimento, indicando che molto
probabilmente Joses era già morto.

Le lettere del Nuovo Testamento di Giacomo e
Giuda testimoniano la loro influenza, e abbiamo persino un resoconto della morte di
Simone per crocifissione, ma nulla sopravvive riguardo al fratello Joses. Data la cultura è probabile che entrambe le sorelle di Gesù sarebbero state sposate, e quindi sepolte nelle tombe dei loro mariti, quindi nemmeno loro sono possibili candidate. Dal momento che non abbiamo registrazioni testuali di mogli o figli di Gesú possiamo solo dire, ipoteticamente, che se tali persone fossero esistite dovrebbero essere incluse.

Ci sono due Marie in questa tomba, conosciute con forme diverse di quel nome, Maria e Mariamene. Il test del DNA indica che Mariamene in questa tomba non è imparentata con Yeshua come madre o sorella dal lato materno. Ciò lascia aperta la possibilità che Maria possa benissimo essere la madre, soprattutto se abbiamo due dei suoi figli, Yeshua e Yoseh, in questa tomba.

Questo porta a credere che sarebbe stata sepolta con i suoi figli in questa intima, piccola tomba di famiglia e che sul suo ossario sarebbe stato inciso il nome “Maria”.

Data la presenza del figlio di Yeshua in questa tomba, vale a dire Yehudah/Giuda, e sulla base dell’evidenza del test del DNA (che indica che non è né madre né sorella di Gesù), sembra abbastanza probabile che Mariamene sia la madre di questo figlio.

Se questa è davvero la tomba di Gesù di Nazaret, la speculazione che potrebbe essere Maria Maddalena si basa su un gruppo di prove concomitanti.

C’erano tre Marie intime nella vita di Gesù: sua madre, sua sorella e Maria Maddalena. Furono infatti Maria Maddalena, sua madre e l’altra sorella Salomè ad assistere ai suoi riti di sepoltura (Mc 16,1).

Gli intimi di famiglia eseguivano questo importante rito di lavare e ungere il cadavere per la sepoltura. Se Mariamene non è la madre o la sorella di Gesù, come indica il DNA, sembra una possibilità logica che possa essere la terza Maria, ovvero Maria Maddalena, sua
seguace e intima compagna, in base alla sua inclusione come intima nominata nelle nostre prime testimonianze . Non sappiamo molto di
Maria Maddalena nelle nostre fonti del Nuovo Testamento, ma sembra essere una donna benestante ed è associata a molte altre donne
di rango della Galilea (Luca 8:1-3).

L’ossario di Mariamene è decorato e l’iscrizione è in greco, e sicuramente corrisponde a questo dato, la città “romanizzata” da cui proveniva, dotata di teatro, ippodromo e un grande sistema
di acquedotti.

Alcuni hanno suggerito che questa iscrizione greca vada letta come Mariame Kai Mara ovveron Maria e Martha, riferendosi a due individui.

Anche se questi due nomi potrebbero adattarsi a un’ipotetica tomba della famiglia di Gesù, date le due sorelle Maria e Marta menzionate nei Vangeli, lo trovo estremamente
improbabile anche al di là delle rigide questioni epigrafiche coinvolte.

L’iscrizione stessa sembra provenire da una mano, che scrive con uno stile fluido, con uno svolazzo decorativo attorno a entrambi i nomi, indicando un singolo individuo che morì e fu
collocato nell’ossario.

Accetto la lettura di Rachmani (riaffermata da Leah Di Segni) che Mariamene è una forma diminutiva o accattivante del nome Mariamne,
derivato da Mariame.

Sebbene Mariame sia un nome comune, la forma Mariamene – scritto con la letteran (nu) — è abbastanza rara. In effetti, un controllo del Thesaurus Linguae Graecae,una banca dati digitale completa della letteratura greca da Omero fino al 1453 d.C.,trova solo Due opere antiche che usano Mariamene come forma del nome Mariame, entrambe riferite a Maria Maddalena! Una è una citazione di Ippolito, uno scrittore cristiano del III secolo che racconta che Giacomo, il fratello di Gesù, trasmise insegnamenti segreti di Gesù a “Mariamene”, cioè Maria Maddalena.

L’altro è del IV sec. gli Atti di Filippo, che si riferisconi regolarmente a Maria Maddalena come Mariamene. Sembra improbabile fino al punto dell’impossibilità che Rahmani, che non ha fatto alcuna associazione tra la sua lettura del nome dell’ossario come Mariamene con Maria Maddalena, sia venuto fuori con
questa forma estremamente rara del nome Mariame.

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Come emerge, quindi, dalla analisi di Tabor, ciò che abbiamo appurato sulla tomba Talpiot coincide esattamente con tutto che potevamo aspettarci fosse la tomba della famiglia di Gesú.

Conseguenze storiche della Tomba Talpiot

Dalla patristica sappiamo che i primi cristiani di origine ebraica, che si ritenevano eredi diretti del messaggio trasmesso da Gesù ai dodici e che la patristica collega anche alle prime due eresie della storia classificandole con il termine di Ebioniti e Nazirei, non credevano nella resurrezione.

Non risulta quindi, difficile comprendere perché essi attaccarono la predicazione di Paolo ritenendolo, come i padri della Chiesa ci ricordano, un “apostata della Legge” considerata la premessa che Paolo forniva al suo apostolato e la sua convinzione di avere ricevuto il “suo Vangelo” direttamente da Gesù risorto.

Del resto non possiamo neppure avere dubbi sul fatto che questa posizione si manifestó conteporaneamente alla predicazione di Paolo e, anzi, la precedette cronologicamente.

Infatti Paolo stesso ci parla nelle sue prime lettere, peraltro ritenute sicuramente autentiche dalla critica storica (Galati e le due ai Corinti) , di oppositori Giudeocristiani seguaci di Giacomo Fratello di Gesù e che,non solo ostacolavano la sua predicazione ritenendolo non ispirato e un apostata della Legge, ma che predicavano un Vangelo diverso dal suo.

Paolo stesso non esita a chiamare gli uomini che li guidavano “superapostoli” (Corinti II) facendoci chiaramente intendere che questi ebrei erano proprio i 12 apostoli oncumunaje si riteneva oni vero eredi del messaggio di Gesù.

La scoperta di Nag Hammadi ci ha restituito testi di sicura provenienza giudaicocristiana come il Vangelo di Filippo, l’Apocalisse di Pietro e le due di Giacomo.

Questi documenti, non solo confermano il fatto che questa prima comunità di cristiani ebrei non credeva nella resurrezione di Gesù nella carne, ma contengono anche una dura critica nei confronti di coloro che accettavano questa credenza, definendoli seguaci di un “triste ingannatore” e di un “uomo morto” (apocalisse di Pietro).

Sempre dalla patristica sappiamo che questo gruppo di cristiani usava un proprio Vangelo diverso da quelli a noi pervenuto, cui la patristica assegna nomi diversi indicandolo talora come “Vangelo degli Ebrei” e tal’altra come “Vangelo dei Nazirei”.

Questo testo, secondo la patristica, era simile al Vangelo di Matteo, ma era più breve (trecento stichi in meno come ci riferisce Niceforo). Paolo stesso potrebbe fare riferimento proprio a questo testo e non solo ad una diversa predicazione verbale, quando nel prologo della lettera ai Galati ci parla di un Vangelo diverso dal suo predicato dai suoi nemici giudeocristiani.

Come il Vangelo di Marco, il Vangelo degli Ebrei cominciava con il battesimo di Gesú sul Giordano e, visto che gli Ebioniti non credevano nella Resurresione, assai probabilmente, terminava in modo analogo alla versione piú antica del Vangelo di Marco, ovvero con la tomba vuota e senza episodi della resurrezion

Va notato che proprio i sacerdoti, in questo episodio, dicono di temete un trafugamento del cadavere,

Nel Vangelo di Matteo, a differenza degli altri tre canonici, ci viene riferito, che i sacerdoti si recarono da Pilato per chiedere guardie per custodire la tomba di Gesù, solo il giorno dopo la morte di Gesú.l stesso. Quindi, la tomba fu lasciata incustodita per tuta la notte, lasciando il tempo ai familiari per il trasferimento del corpo, in segreto, a Talpiot attraverso l’acquedotto che la collegava al Golgota, scoperto da Tabor.

Si tratta, chiaramente, di un dettaglio scomodo che doveva accomunare il Vangelo di Matteo e quello degli Ebrei. Si puó facilmente comprendere perché sia stato omesso nel Vangelo di Marco (oltre che in Luca e in Giovanni) che, come detto, terminando con la tomba vuota avrebbe lasciato intendere che quanto temevano i sacerdoti si era avverato.

Si ci potrebbe chiedere perché, se la lettura delle incisioni sul più ricco degli ossari contenuti nella Talpiot B operata da Charlesworth e Tabor è corretta, cristiani che non credevano nella resurrezione, avrebbero dovuto richiamarla raffigurando l’episodio di Giona, proprio quello che Gesù usa come metafora per anticipare la sua resurrezione dopo tre giorni.

La risposta ci proviene, ancora una volta, dal finale del Vangelo di Matteo.

Considerato che Gesú muore di Venerdì e la domenica mattina le donne, recatesi al sepolcro, scoprono la tomba vuota, il tempo trascorso non è di tre giorni ma solo di una giornata e mezza

Chiaramente la profezia di Gesù, che richiama i tre giorni e tre notti trascorsi da Giona nel ventre della pesce, non può riferirsi ad una resurrezione fisica, ma ad una resurrezione spirituale del Cristo in un nuovo corpo

Il Vangelo di Filippo, infatti, precisa che chi crede nella resurrezione nella carne sbaglia poiché non si può risorgere nel corpo impuro e materiale di questo mondo, ma occorre acquisire un diverso corpo spirituale.

Si puó, quindi, comprendere il disinteresse dei giudeocristiano gnostici chiamati anche Nazirei o Ebioniti dalla patristica, per gli anni di Gesú che precedono il Battesimo sul Giordano.

Va anche ricordato che il Vangelo degli Ebrei riportava quell’episodio, come ricorda Epifanio, affermando che Spirito Santo, in forma di colomba, non si limitó a posarsi sulla testa di Gesù, ma entra in lui.

Per gli gnostici, infatti, il Gesù fisico è un mezzo, transitorio ma necessario, per la incarnazione del Cristo, illusorio come questo mondo. La funzione del Gesù fisico termina, come fa notare Filippo, nel momento il cui, sulla Croce, lo Spirito del Cristo lascia il corpo di Gesù, proprio quando Gesù chiede perché “Elì” lo ha abbandonato.

A questo punto è comprensibile perché i fratelli di Gesú decisero di sottrarre di nascosto il corpo di Gesù che, tornato uomo sulla croce, aveva ormai adempiuto alla sua missione e poteva essere restituito alla compianto privato della famiglia.

Per questo fu portato in una tomba la cui ubicazione rimase nota solo ai familiari.

Infatti tutte le sepolture cristiane dei primi secoli a Gerusalemme, compresa quella di Pietro del quale resta un ossario con la incisione “Simone bar Jona”, sono tutte collocate sul monte degli Ulivi nell’area oggi corrispondente al convento del “Dominus Flevit”. Se la ubicazione della.tomba di Gesú fosse stata nota, di certo avrebbero si sarrbbe preferita una sepoltura in aree adiacenti.

La collocazione all’interno dei possedimenti privati di Giuseppe di Arimatea, e la distruzione del 70 d.C. fece sì che il luogo rimanesse ignoto fino alla sua riscoperta nel 1985.

Ma cosa aggiunge Talpiot a quanto già sappiamo di Gesù oltre al fatto che la resurrezione nella carne è una credenza non appartenuta alla prima comunità cristiana, ma ideata da Paolo e funzionale alla sua dichiarazione di indipendenza e superiorità rispetto agli apostoli e ai loro seguaci giudeocristiani?

Il fatto di estremo rilievo è che Talpiot ci conferma che, come ci ricorda anche il Vangelo di Filippo, il legame tra Gesù e la Maddalena era di amore e culminò nel loro matrimonio. Da quella unione nacque un figlio che ricevette il nome di Giuda.

Questo nome appare assai singolare, poiché è anche quello dell’apostolo che tradì Gesú. Va, però, anche ricordato che, sempre in ambienti gnostico giudeocristiani, fu redatto il Vangelo di Giuda, probabilmente in origine appartenuto al gruppo di codici di Nag Hammadi.

Questo vangelo esalta la figura di Giuda che, secondo il testo, ricevette l’incarico di tradire Gesù direttamente da quest’ultimo, perchè si adempisse la sua missione, con il sacrificio della crocifissione.

Difficile credere che la nascita avvenne durante i tre anni di vita pubblica di Gesú, inoltre l’episodio delle nozze di Cana, che molti avevano già associato alla festa nuziale dello stesso Gesù con la Maddalena, dovette avvenire assai tardi e, di conseguenza, la nascita di Giuda avvenne alcuni mesi dopo la morte di Gesù.

Gli episodi narrati dalla Pistis Sophia e dal Vangelo di Maria Maddalena, in cui la Maddalena si unisce ai dodici e partecipa alle visioni del Gesú risorto divendo il tredicesimo degli apostoli, dovettero avvennire quando la Maddalena era ancora incinta di Gesù ed attendeva la nascita del figlio Giuda.

È singolare notare che Gesù, dopo la resurrezione a questo punto da intenderi solo spirituale per i giudeocristiani, restó 40 giorni con i discepoli, esattamente il numero dei giorni che si riteneva, già al tempo, fossero necessari per lo sviluppo del feto.

Viene, quindi, da chiedersi perché dopo la morte violenta di Giacomo, avvenuta 32 anni circa dopo quella di Gesú, non sia stato Giuda, figlio di Gesù, a prendere il suo posto, ma Simone il terzo fratello.

Le osservazioni fornite da Tabor e il fatto che probabilmente i territori intorno a Gerusalemme vennero abbandonati con la fuga a Pella dopo la distruzione del 70 d.C., ci portano a credere che la morte del figlio di Gesù avvenne prima di questa data e, quindi, prima che compisse 32 anni visto che le sue ossa sono conservate in un ossario con il suo nome a Talpiot.

Negli anni precedenti il 70 devono collocarsi, per lo stesso ragionamento, anche la morte della Maddalena e di Maria madre di Gesù.

Con la scomparsa di Giuda figlio di Gesù, la eredità di sangue rimase associata alla discendenza dei fratelli di Gesù che si tramandarono la reggenza della Chiesa dei giudeocristiani fino alla scomparsa di questa corrente originaria del Cristianeismo, anche per effetto della emarginazione dovuta alla dichiarazione di eresia.