Solitudini Relazionarie

Vediamo gli altri come noi stessi, per questo non riusciamo a capirli.

Purtroppo non e’ una patologia ma il normale funzionamento del nostro cervello che ci consente di vedere qualcosa solo quando ne abbiamo costruito un modello esperienziale .

Il problema del cervello e’ che, costruendo modelli della realtà per riuscire a vederla e, allo stesso modo a capirla, ci fa credere che la realtà sia quel modello è non, invece,  qualcosa di esterno e diverso.

In ogni caso il mondo e’, per la nostra mente, un modello che sta nella nostra mente e che la mente costruisce: per questo, appartiene alla mente stessa.

Il mondo esterno e gli altri, quindi, sono sempre proiezioni dei nostri modelli. Non capire noi stessi vuol dire non capire il mondo e gli altri.

Basare la nostra visione  su un modello di noi stessi che non capiamo, significa non essere in grado di prevedere i nostri comportamenti e di capire le nostre sensazioni.

Questa incapacità spinge i più assennati a ricercare se stessi e con pian piabo a comprendersi, ma occorre tempo, anni e spesso decenni per riuscire ad accettarsi per come si e’ , e alla fine piacersi per come si e’ fatti.

A quel punto, pero’, ci guardiamo fuori e continuando a non capire gli altri,  ma almeno li accettiamo poiché diversi da noi stessi.

Solo a quel punto  proviamo a farci dei modelli piú veritieri di loro, sebbene saremo, ormai, divenuti consapevoli  che i modelli non sono che opache rappresentazioni di quello che siamo sia noi che  loro e che non saranno mai  nè loro, nè noi .

Il problema vero, però, e’ che il successo del processo di introspezione ci porta a concludere che capire gli altri e’ uno sforzo sovrumano , ma anche inutile perché sono inutilmente diversi da noi.

Le alternative sono, a quel punto, meramente funzionali: o stiamo con gli altri giusto per comprendere, a mo di curiosità’, come sono fatti, o c’è ne freghiamo del tutto e stiamo con gli altri solo il tempo che ci serve funzionalmente a prendere da loro quello che ci serve.

Se in questo processo non interviene qualcosa di diverso dalla componente mentale, l’avere completato il processo di introspezione ci porta, con il tempo, a stancarci di vivere e ad inardiri come rami secchi.

Molti “saggi” finiscono in questo stato di “non ritorno“, se non capiscono che essi non sono solo il frutto semplici processi mentali di auto conoscenza o di proiezione.

Quel qualcosa di diverso ed altro che esiste negli altri diversi da noi e’ una salvezza, proprio in quanto inconoscibile eppure necessaria ed appagante.

Quel qualcosa di diverso e “non altro” ma intimamente nostro e’ l’ amore.

Ma l’amore ci appartiene in un modo assai singolare.

L’amore e’ un “nostro” ed e’ un “noi” fatto di diversità che crescono nel donarsi reciprocamente. 

E’ solo in questa nuova dimensione che il “saggiosi riconosce infinitamente ignorante e trova finalmente qualcosa che non va compreso, ma “sentitoin una immersione che lo salva dall’aridità nel calore infinito di una unificante diversità’.

Infondo quello che rende gli uomini diversi davvero e’ solo l’ avere o meno la capacita’ di fare davvero della diversità e della crescita’ di questa diversità’ , un elemento che ci appartiene e che ci arricchisce davvero in una unita’ profondità abissalmente distante dalla mente.

Alcuni, purtroppo per loro, non hanno e non otterranno mai questa capacita, neppure se la cercassero ardentemente.

Simulano, e a volte benissimo anche con sé stessi.

Chi sa amare, quando incappa in questi rami secchi, non ha che da scuotere le scarpe e voltarsi verso la porta perché’ non c’è  nulla che potrà fare per loro, ma molto che può perdere se vi si attarda.

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Sabato Scala, Ingegnere elettronico e ricercatore indipendente, ha elaborato e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche e proposto una personale teoria dei processi cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del paradigma olografico prima, e della fisica del vuoto superfluido negli ultimi anni, la possibilità di adozione del suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di qualunque processo fisico classico o quantistico