Gesù trascorse i primi trenta anni di vita presso la comunità dei Terapeuti di Alessandria d’Egitto

Stando alla patristica, il primo Vangelo fu quello di Matteo scritto in lingua ebraica, che secondo Niceforo, si presentava piú corto di quello attuale, di 300 stichi, ma nel complesso le parti che lo componevano risultavano, semrpe a detta dei padri della chiesa, abbastanza simili alla versione greca a noi pervenuta..

Questo vangelo era in uso presso gli Ebioniti, ovvero giudeocristiani, come riporta Ireneo. Epifanio ne fornisce informazioni sufficienti a ricostruire interamente il primo capitolo che narrava del battesimo sul Giordano.

Questa minore lunghezza e l’assenza dei primi due capitoli della versione greca, relativi alla nascita e all’infanzia, é compatibile con la informazione fornitaci da Niceforo e nel complesso possiamo ricavare che, oltre i due capitoli, mancava poco altro.

La testimonianza di Niceforo é compatibile anche con quanto sappiamo da un altro vangelo, quello di Marco.

Questo Vangelo é considerato, dagli studiosi moderni, il più antico, a differenzadi di quanto riferito dalla patristica che, invece, riteneva il Vangelo ebraico di Matteo il primo dei 4 Vangeli.

Sappiamo, inoltre, che nella sua prima versione il Vangelo di Marco terminava con la tomba vuota, questa assenza potrebbe corrispondere a ciò che, insieme ai due capitoli dedicati alla infanzia, mancava nel Matteo ebraico.

Le informazioni sulla natività vennero aggiunte solo più tardi, quando furono scritti il Vangelo Luca e il Vangelo di Matteo nella versione greca, tratto da quello ebraico ed esteso come abbiamo dedotto e come ci riferisce la patristica.

I due testi, contengono sostanziali differenze, sia per quanto riguarda le genealogie, sia per quanto riguarda la data di nascita (infatti Matteo nella versione greca, la pone sotto Erode quindi prima del 4 a.C. mentre Luca, che cita un censimento del procuratore Quirino, che ci porta a collocarla non prima del 10 d.C.) e sia per le modalitá della nascita.

Il Matteo in greco narra di un viaggio in Egitto. Gesù, secondo quanto riportato vi avrebbe trascorso pochi anni della infanzia per poi tornare, insieme alla famiglia, in Giudea, stabilendosi a Nazareth. Oltre questa informazione, i Vangeli non ci dicono null’altro e riprendono la narrazione dal battesimo sul Giordano.

Dobbiamo aspettare la stesura di alcuni apocrifi per avere alcune precisazioni sugli eventi della infanzia di Gesù, che appaiono, nel complesso, inattendibili ed estremamente fantasiosi.

La divergenza tra il Vagelo di Luca ed quello di Matteo in greco, il fatto che questi elementi siano stati aggiunti solo in seguito ed il fatto che manchino del tutto notizie sui primi trenta anni della sua vita (ammettendo, come sostiene la patristica, che la sua vita pubblica cominciò a 30 anni), ci possono portare con estrema probabilità, ad escludere che egli fosse presente nei territori della Giudea che vengono attraversati da Gesù nei tre anni di vita pubblica. Solo in questo modo, infatti, può spiegarsi perchè gli autori della sua biografia, non riuscirono a raccogliere alcun tipo di informazione sugli anni della adolescenza, della giovinezza e della maturità.

Possiamo, ipotizzare che il periodo che Gesù trascorse in Egitto, proprio partendo da queste scarne informazioni sulla infanzia, dovette durare assai più a lungo di quanto riferitoci e, probabilmente, fino alla maturità

Sappiamo, infatti, che per numerosi altri personaggi vissuti a cavallo dei primo secolo e legati al pensiero cristiano, sono riportati viaggi di formazione in Egitto in diversi resoconti.

Lo stesso maestro di Giustizia, fondatore della comunità degli Esseni di Qumran, che visse probabilmente uno o due secoli prima di Gesù, trascorse un lungo periodo in esilio in Egitto. Dagli Inni di Qumran probabilmente scritti proprio da lui, infatti, si intuisce che, laddove egli parla della “terra dei leoncelli” potrebbe riferirsi alla città di Leontopoli dove sorgeva il Tempio ebraico di Onia III che rivalegiava con quello di Gerusalemme.

Secondo il professore Silvio Barbaglia, infatti, fu proprio dalla scissione di Onia III e con la fondazione del tempio ebraico omonimo in Egitto a Leontopoli, che nacque la setta degli Esseni.

Anche i due primi gnostici conosciuti, Dositeo e Simon Mago che si ritenevano discepoli del Battista secondo una leggenda, trascorsero un periodo di formazione in quella terra. A Dositeo viene attriuito il testo ritrovato nei codici di Nag Hammadi nel 1945, intitolato Le Tre Steli di Seth il cui contenuto si ispira, alla cultura egizia, oltre che alla gnosi cristiana.

Ma vi sono ancora altri indizi che ci portano a ritenere che Gesù trascorse in Egitto i primi trenta anni della sua vita .

La flessibilità e la rivoluzionatietá che Gesù mostra nella analisi esegetica delle scritture, o nelle risposte che fornisce ai farisei, insieme alle continue violazioni del sabato e delle norme di purezza fondamentali per un ebreo, come quelle della alimentazione kosher, insieme alla sua abitudine di frequentare persone impure come donne mestrue, lebrosi, persone con malattie ededitarie, oltre che ladri e delinquenti, ci porta a dedurre che egli era assai piú vicino alla flessibilità nella pratica delle norme della Legge di Mosè tipiche di un ebreo ellenizzato, che non ad un pio ebreo cresciuto in Giudea.

Sapendo che egli non è nè un fariseo, ne un sadduceo, poichè assai spesso si scaglia contro queste due fazioni e ne biasima esegesi e costumi, potremmo essere portati a credere, come ritengono alcuni, che Gesù si sia formato tra gli zeloti o gli esseni.

Eppure anche queste due possibilità non sono compatibili con quanto sappiamo di lui.

Almeno stando ai Vangeli, Gesù ci viene presentato come un pacifista, e di conseguenza non può essere un rivoluzionario zelota che attendeva il momento di scatenare una guerra sanguinosa contro i romani.

Allo stesso tempo non puó che essere un esseno, se con questo termine ci riferiamo agli uomini che vissero nel mar Morto nei pressi di Qumran e che scrissero i famosi manoscritti omonimi.

Infatti, sia dagli scritti di Qumran, che dai resoconti di Giuseppe Flavio veniamo a sapere che gli Esseni praticavano un giudaismo che seguiva in modo assai più rigido e rigoroso degli stessi farisei le norme di purezza della Legge di Mosè, proprio quelle che Gesù viola costantemente. Inoltre la stessa flessibilità nella interpretazione delle scritture insieme alla esegesi l, spesso ardita di Gesú, con comportamenti e frasi che apparivano assai spesso blasfemi, ci porta a concludere che Gesù non poteva essere un esseno, o almeno non poteva essere un esseno qumramiano.

Non ci resta, quindi, che rivolgere la nostra attwnzione verso l’unica attestazione di Esseni con un comportamento e con uno stile di vita simile a quello di Gesú, ma che, al contempo, si mostravano flessibili verso le norme della Legge: i Terapeuti di Alessandria d’Egitto.

Essi accettavano donne nei gruppi monastici, caratteristica che contraddistingue il gruppo dei seguaci di Gesù, e praticavano un ebraismo con tratti ellenistici e sincretici.

I Terapeuti, inoltre, adoperando una esegesi con metodologia simile a quella dei filosofi socratici e platonici, pragonabile a quella che traspare dalle argomentazioni di Gesú, e che é la stessa che caratterizza gli scritti di Filone di Alessandria, unico storico che ci ha riferito di questa singolare comunità di ebrei in terra d’Egitto.

Va, infatti, sottolineatala la particolare vicinanza delle idee di Filone di Alessandria ai temi e ai contenuti del messaggio di Gesú, al punto che alcuni hanno supposto un qualche tipo di contatto tra Filone e i primi cristiani, ipotizzando che questi ultimi potrebbero avere influenzato marginalmente la cultura del grande filosofo ebreo alessandrino.

Invertendo i termini della questione, invece, risulta, a mio avviso, storicamente assai più probabile che sia Filone che Gesù si siano formati nel medesimo ambiente culturale unico al tempo: quello degli ebrei che vivevano nelle regioni prossime ad Alessandria d’Egitto.

In altri termini possiamo, a mio avviso, con sufficiente grado di certezza ritenere che Gesù sia un ebreo ellenizzato esseno, appartenuto alla setta dei Terapeuti collocata nei pressi delle rive del lago Mariotis a pochi chilometri da Alessandria d’Egitto e che egli abbia attinto, per questa sua origine, al medesimo ambiente culturale in cui nacque e si formó Filone di Alessandria.

Ció che, semmai, meraviglia è che sebbene questi semplici ragionamenti riescano a tenere insieme tutti i dati in nostro possesso, esso sono del tutto trascurati dalla analisi storica della biografia di Gesú.

Infatti, a mio avviso inspiegabilmente, ancora oggi si continua, da parte anche di grossi nomi della ricerca storica, a parlare di un Gesú pio giudeo, peraltro facendo riferimenti anacronistici ad una visione dell’ebraismo dedotta dal Talmud, testo che si consolidò in ambito farisaico (e quindi opposto alla visione di Gesù), ben tre secoli dopo di lui.

È evidente che queste semplici considerazioni ci spingono ad un complessivo ripensamento della storia del primo Cristianeismo, e ci portano a credere che lo gnosticismo cristiano dei testi di Nag Hammadi, che si formò a partire da una esegesi rivoluzionaria del testo biblico all’interno di comunità ebraiche ellenizzate d’Egitto, probabilmente ci restituisce una forma di pensiero assai più vicina a quella originaria di Gesù, che non quella riportataci dai Vangeli che, a loro volta, risentono direttamente ed indirettamente, della visione anti-giudaica di stampo pagano e greco-romano di Paolo di Tarso.

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Sabato Scala, Ingegnere elettronico e ricercatore indipendente, ha elaborato e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche e proposto una personale teoria dei processi cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del paradigma olografico prima, e della fisica del vuoto superfluido negli ultimi anni, la possibilità di adozione del suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di qualunque processo fisico classico o quantistico