Origini ebraiche precristiane dello Gnosticismo e lo sfondo culturale dal quale Gesù maturò il suo pensiero rivoluzionario

Premessa

La scoperta di Nag Hammadi ha dato impulso ad una serie di studi crescienti sul tema della origine dello gnosticismo. Con il tempo la tesi della origine ebraica e precristiana della gnosi, inizialmente sposata da pochi studiosi assai spesso emarginati, ha trovato sempre più convinti sostenitori, al punto che oggi é quella più largamente diffusa e sostenuta.

Un ruolo importante che ha favorito questo cambiamento di atteggiamento, é costituito da lavori come quello di Pearson che, nonostante i trenta anni trascorsi dalla pubblicazione, costituisce ancora una pietra miliare nello studio del dilemma, ancora purtroppo non definitivamente risolto, della origine della Gnosi.

Nei miei articoli ho, a più riprese, illustrato vari elementi che, a mio avviso, dimostrano che il primo Cristianesimo, nella forma originaria dell’insegnamento di Gesù, aveva caratteristiche gnostiche, ovvero che Gesù stesso é il padre della Gnosi da lui elaborata a partire dall’ebraismo ellenistico egizio alessandrino. Nella mia ricostruzione, infatti, Gesù nasce e si forma all’interno di questa cultura, in particolare sostengo che Gesù si formò all’interno di uno dei due gruppi di Esseni (Terapeuti Alessandrini ed Esseni Qumramiani) in cui si scisse il movimento originatosi dalla diaspora di Onia III che portò alla fondazione del Tempio ebraico scissionista omonimo ad Heliopolis: i Terapeuti di Alessandria.

Ovviamente prima di giungere ad una simile conclusione occorre dimostrare che lo Gnosticismo:

  1. é un movimento che nasce prima del Cristianesimo che conosciamo
  2. é un movimento si origina esclusivamente (almeno nella sua prima forma) all’interno di comunità ebraiche
  3. le comunità ebraiche da cui nasce sono riferibili principalmente al territorio di Alessandria d’Egitto
  4. esso é una elaborazione teologica e sincretica di correnti di pensiero del mondo ebraico che attinge a piene mani anche dal mondo greco ellenistico.
  5. costituisce la naturale maturazione della esegesi critica e settaria degli Esseni, che si giova della grande flessibilità e libertà che le componenti dell’ebraismo ellenistico avevano raggiunto in territori come quello di Alessandria d’Egitto assai lontani dall’ebraismo della Giudea (in questo senso non può essere l’essenismo purista degli autori dei manoscritti di Qumran, ma deve essere,necessariamente, quello pregno della cultura e della filosofia ellenistica, tipico dei Terapeuti)

Tutto questo passa per una solida dimostrazione della presenza di questi elementi nelle fonti primarie e, in particolare, nei testi di Nag Hammadi che ci viene, a mio avviso, proprio dall’attento lavoro di Pearson che riporto di seguito in traduzione italiana.

Origini ebraiche precristiane dello Gnosticismo

[Traduzione dal capitolo “Jewish Elements in Gnosticism and the Development of Gnostic Self-Definition” tratto dal testo “GNOSTICISM,JUDAISM, AND EGYPTIAN CHRISTIANITY” di Birger A. Pearson edito da FORTRESS PRESS – MINNEAPOLIS, 1990]

Studiosi nel campo della patristica e della storia paleocristiana in genere considervano lo gnosticismo semplicemente · come una forma aberrante del Cristianesimo. La tendenza concomitante tra gli storici della chiesa é stata quella di respingere lo gnosticismo come non meritevole di uno studio serio. Gli storici delle religioni, per contro , hanno «dedicato molta attenzione a Gnosticismo, con il risultato che si sono sviluppate numerose teorie sulle origini dello gnosticismo. L’assunzione di una origine interna al cristianesimo del movimento gnostico è stata a lungo contestata dagli storici delle religioni.

Si è fatto ricorso alla filosofia greca e alle religioni misteriche ellenistiche, alle varie religioni orientali dell’Iran,Babilonia, e l’Egitto, o al giudaismo per teorie storiche alternative relative alla genesi dello gnosticismo.
Mentre· gli argomenti per il Origini ebraiche dello gnosticismo proposte da Moritz Friedlander nel 1898
non hanno guadagnò molto credito, il fattore ebraico nelle origini dello gnosticismo sta ora guadagnando sempre maggiore attenzione nelle discussioni accademiche, in particolare come risultato delle nuove prove fornite dai codici copti di Nag Hammadi.

Ad esempio, nel suo importante testo sullo Gnosticismo, Kurt Rudolph propone un convincente
caso per le origini della religione gnostica nellelle città ebraicohe siro-palestinesi.

Nelle mie stesse pubblicazioni mi sono particolarmente interessato al modo in cui gli gnostici interpretarono la Bibbia (cioè l’Antico Testamento), ci ho provato per mostrare che gli elementi costitutivi del mito gnostico centrale sono costituiti da interpretazioni dei testi chiave dell’Antico Testamento e riflettono l’utilizzo in particolare dell’aggadoth ebraica e delle tradizioni dell’esegesi delle scritture, reinterpretatein una direzione radicalmente nuova.

Come risultato della ricerca che ho finora compiuto, sono pronto a postulare che lo gnosticismo, come movimento religioso degli ultimi tempi antichità, ebbe origine in circoli ebraici settari indipendenti e,
forse, anche prima del cristianesimo.
Data la massiccia influenza ebraica riscontrabile nei testi gnostici, come si interpreta l’atteggiamento degli gnostici nei confronti delle loro radici?

É ovvio che non basta parlare di “gnosticismo ebraico”, per lo gnostico si è verificato unao spostamento ermeneutico pe ril quale non si può più riconoscere il punto di vista risultante come ebraico.

Si trova, invece, un atteggiamento essenzialmente non ebreo, anzi antiebraico, e si deve interpretare questo atteggiamento come un programma ermeneutico radicalmente nuovo, che partorisce un movimento religioso radicalmente nuovo. Contestualmente, si torvanei testi gnostici una radicalmente nuova autocomprensione, espressa, certo, in molti modi diversi.

In ciò che segue cercherò di interpretare il significato del Elemento ebraico nello Gnosticismo e l’atteggiamento verso l’ebraismo espresso nell’uso da parte degli gnostici delle tradizioni ebraiche.

Proverò ad interpretare le caratteristiche essenziali dell’autocomprensione gnostica manifestata nelle varie espressioni utilizzate dagli gnostici per riferirsi se stessi e i loro compagni gnostici.

Da una tale indagine alcuni potranno trarre interessanti conclusioni storiche.

Elementi ebraici nello gnosticismo:una interpretazione

Ai fini di questo studio limiterò la nostra discussione alle fonti gnostiche primarie, e quindi tralascerò di considerare qui le testimonianze della patristica.

Dal momento che ora disponiamo di una ricchezza di materie prime come risultato della pubblicazione dei Codici di Nag Harnrnadi, sarà utile anche restringere la nostra attenzione a un corpo rappresentativo di materiale dal quale le generalizzazioni possono essere tranquillamente fatte.

Il miglior gruppo possibile di testi per i nostri scopi consistono in quei trattati nella Biblioteca di Nag Hammadi che sono stati etichettati come Gnostici Sethiani:L’Apocrifo di Giovanni (Nag Codice Hammadi 11,1; IIl,1; IV,1; Codex Berolinensis Gnosticus (testo parallelo in Ireneo Haer. 1.29 [Harvey ed., pp. 221-26]); L’ipostasi degli Arconti (NHC 11,4); Il Vangelo degli Egiziani (NHC 111,2;IV,2); L’Apocalisse di Adamo (NHC V,5}; Le tre steli di Seth (NHCVII,5); Zostriano (NHC VIII,1); Melchisedek (NHC IX,1); Il pensiero di Norea (NHC IX,2); Marsane (NHC X,1); Allogenici (NHC XI,3); e la Protennoia trimorfica (NHC XIII,1).

Questi documenti, ovviamente, mostrano differenze importanti l’uno dall’altro. Ad esempio, alcuni di
non mostrano alcuna influenza cristiana (le tre Steli Seth, Allogenes, Marsanes, il Pensiero di Norea, e probabilmente l’Apocalisse di Adamo); altri riflettono solo un minimo di conoscenza del cristianesimo (Zosttriano e,forse, l’ Apocalisse di Adamo); alcuni appartengono a quello che si potrebbe propriamente chiamare gnosticismo cristiano (l’Apocrifo di Giovanni, l’Ipostasi degli Arconti, Mechisedek) o mostrano una notevole patina cristiana (La Protennoia Trimorfica, il Codex Berolinensis Gnosticus per esempio).
Nel caso di alcuni di essi, in particolare L’Apocrifo di Giovanni, si può discernere chiaramente nel testo così com’è oggi più stadi letterari sviluppo, e un concomitante processo di “cristianizzazione”.

Altri (Zost., Marsanes, Allogen., Steli di Seth) mostrano un grado crescente di interazione tra gnosticismo e filosofia, soprattutto la speculazione medio-platonica e, quindi, fornirscono interessanti punti di contatto con i resoconti di Plotino (Enn. 2.9) e Porfirio (Vit. Plot. 16) riguardanti gli Gnostici a Roma conosciuti dai membri della scuola di Plotino.

Ciò che tiene insieme questi documenti è un “sistema” gnostico (sethiano) di idee e tradizioni che è alla base, o si riflette nei vari trattati. Inoltre, il sistema sottostante rappresenta una forma molto precoce di gnosticismo.
Gli elementi essenziali del sistema Sethian-gnostico includono i seguenti elementi: la figura di Set, figlio di Adamo, che funge sia da a essere celeste e come redentore, e la cui discendenza spirituale costituisce gli eletti gnostici; una Triade divina primordiale di Padre (alcune voltei chiamato “Anthropos” o “Uomo”), Madre (“Barbelo”) e Figlio (“Autogenes”, “Adamas”, ecc.); quattro “luminari” (Harmozel, Oroiael, Daveithe ed Eleleth) del divino Figlio Autogene; e una schematizzazione apocalittica della storia, incentrata sui giudizi del Creatore e dei suoi arconti nel Diluvio, nel fuoco (Sodoma e Gomorra) e nel tempo della fine.

Il sistema setiano include anche una figura di Sophia (“Saggezza”), così come il malvagio demiurgo, Ialdabaoth. Ma queste caratteristiche non sono specificamente sethiane, poiché si ritrovano anche in altri primi sistemi gnostici e strutture mitiche.
Il sistema gnostico sethiano è essenzialmente non cristiano, e probabilmente anche precristiano nelle sue origini. Tali elementi cristiani come si verificano in alcuni testi di Sethiani sono chiaramente tratti secondari, che riflettono un processo di cristianizzazione.

Ad esempio, nel Vangelo degli egizi Seth “riveste” Gesù per riscattare gli eletti imprigionati nel mondo (III 63,4 -64,9), in linea di principio Seth può “rivestire” qualsiasi figura profetica importante, come Zoroastro, Melchizedek, e così via.

D’altra parte, le caratteristiche ebraiche osservabili nei testi sono assolutamente fondamentali per il sistema sethiano .

L’importanza del biblico Seth come figura redentrice e rivelatrice deriva ovviamente da fonti ebraiche.La dottrina gnostica dell’ignoto Dio supremo (vedi specialmente Ap. Giovanni II 2,25-4,26) porta a conclusioni radicali le dieci attività presenti ovunque in prima teologia ebraica per sottolineare la trascendenza di Dio sul mondo.

Caratteristiche specifiche della dottrina gnostica del Dio supremo, come la sua designazione mistica “Anthropos” e la sua “immagine'”‘ nell’umanità, derivano dall’esegesi di testi chiave nelle scritture, in particolare Gen. 1:26-27.20. I quattro ” luminari” sono probabilmente sviluppati da speculazioni ebraiche sugli angeli che circondano il trono di Dio. Le ipostasi divine femminili, come Barbelo e Sophia, sono sviluppate ·da speculazioni sulla saggezza ebraica. E la schematizzazione apocalittica della storia è sviluppata da tradizioni apocalittiche ebraiche . È particolarmente istruttivo, tuttavia, considerare l’atteggiamento verso l’ebraismo espresso nella letteratura gnostica come parte della reinterpretazione gnostica dei materiali ebraici utilizzati. Questo atteggiamento è meglio esemplificato nel trattamento gnostico del creatore biblico e della Legge ebraica. La teologia gnostica, in realtà, divide il Dio biblico in un Dio trascendente, “sconosciuto” e una divinità creatrice inferiore. Nel suo aspetto di Creatore del mondo, il Dio biblico si presenta come un essere demoniaco di origine illegittima (Ap. Giovanni II 9,25-10,19 e paralleli; cfr. Ipos. Arch. II 94 5-9). I nomi assegnatigli dagli gnostici intendono indicare il suo vero carattere: “Ialdabaoth” (“Figlio del caos”, Ap. Giovanni II 24,12, ecc.; Ipos. Arch. II 95,11, ecc.; Prot. Teim. XIII 39,27); “Samael” (“Dio cieco”, Ap. Giovanni II 11,18; Ipos. Arch. II 87,3, ecc.; Prot. Trim,XIII 39,27); “Saklas” (“Matto”, Ap. Giovanni II 11,17; Ipos. Arch. II 95,7; Gos. Es. III 57,16, ecc.; Apoc. Adamo V 74,3, ecc.; Prot. Trim XIII 39,27).Gli gnostici ritraggono l’«ignoranza», “gelosia”‘ e “peccato” del Creatore in termini grafici, per mezzo di una anti-midrash sui testi chiave della Legge e dei Profeti (Es. 20:5; Is.45:5, 6; 46,9), secondo cui il Creatore si vanta di essere l’unico Dio accanto al quale non c’è altro (Ap. Giovanni II 11,19-21; 13,8-13; Ipos. Arch. II 86,27-87 ,4; Gos. Eg. III 58,23-59,1; Trim. Prat. XIII 43,31-44,10).25 Per questo suo vantarsi viene opportunamente rimproverato da una bath’-koldal (una voce) dal cielo (“L’uomo esistente e il Figlio dell’uomo»). L’uomo creato da lui e dai suoi scagnozzi arcontici (Adamo) risulta a lui superiore, in virtù dell’«inspirazione» dello spirito celeste (Ap. Giovanni II 15,1-19,33 ; Ipos. Arch. II 87,23-88,15; cfr Apoc. Adam V 64,1-29). Di conseguenza il Creatore si adopera con tutte le sue forze per tenere imprigionata l’umanità in questo mondo, e coglie ogni occasione perseguitare il seme gnostico (esp. Ap. John; Ipos. Arch.; Gos. Eg.; Apoc. Adam, passim).
La visione degli gnostici sulla vera natura del Creatore è eguagliata dalla loro visione della sua Legge e delle sue promesse. Paradossalmente, gli gnostici proclamano la loro superiorità rispetto alle scritture dell’Antico Testamento, in particolare sulla Torah, ma allo stesso tempo le utilizzno come fonti su cui costruire la propria visione del mondo. Proprio come dividono la Divinità in un Dio trascendente, supremo e in un Creatore inferiore, cui può essere attribuita l’origine del male cosmico, allo stesso modo dividono le scritture. Così, «; pur utilizzando le scritture come autorità canonica per le proprie dottrine, possono sfacciatamente “correggere” il testo della Torah (“non come disse Mosè”,’ Ap. Giovanni II 13,19-20; 22,22 -23; 23,3; 29,6). Possono considerare i profeti dell’Antico Testamento come “‘falsi profeti” (Gos. Eg. III 61,15), ma possono anche imparare dai profeti i veri scopi del Creatore, vale a dire, “appesantire il loro cuore affinché possano non prestare attenzione e non vedere» (Ap. Giovanni· II 22,25-28; cfr. Is. 6,10). I comandamenti del Creatore sono visti come un riflesso della sua cattiva volontà e “invidia” (Hyp. Arch. II 90,6-10). Coloro che obbediscono ai suoi comandamenti sono in schiavitù, servendolo “con timore e schiavitù” (Apoc. Adamo V 65,20-21;. 72,21-22), e coloro che si affidano alle sue promesse sono ingannati, perchè l’essenza delle sue promesse è la morte (Ap. Giovanni II 21,23-24). Gli gnostici, dall’altro canto, sono liberi, perché sono per natura estranei al Creatore, e non appartengono a lui (Apoc. Adamo V 64,16-19; 69,17-19).
L’atteggiamento gnostico nei confronti dell’ebraismo, in breve, è di alienazione e rivolta, e sebbene l’ermeneutica gnostica possa essere caratterizzata generalmente come atteggiamento rivoluzionario nei confronti delle tradizioni consolidate, l’atteggiamento esemplificato nei testi gnostici, insieme alla massiccia l’utilizzazione delle tradizioni ebraiche, a mio avviso, può solo essere interpretata
storicamente come espressione di un movimento degli ebrei lontani dalle proprie tradizioni come parte di un processo di auto-ridefinizione religiosa. Gli gnostici, almeno nelle prime fasi della storia del movimento gnostico, erano persone che possono essere giustamente designate come “non più ebrei”.

Autocomprensione gnostica

Se gli gnostici “non sono più ebrei”, allora chi sono?Abbastanza Curiosamente , anche la loro stessa autodefinizione risulta essere basata in qualche misura sulla tradizione ebraica!

Naturalmente gli gnostici metterebbero in relazione il loro status di “perfetti” ed “eletti” “figli della Luce” con il loro raggiungimento della gnosi, per mezzo del quale sarebbero anche in grado di discernere che altre affermazioni, a tale status elevato, dovrebbero essere giudicate intrinsecamente false. D’altra parte, l’esclusivismo stesso della pretesa gnostica è esso stesso derivato dalla tradizione ebraica settaria.
Una delle nozioni più caratteristiche degli gnostici sethiani, infatti, «il punto fermo di quello che si può chiamare gnosticismo sethiano» è la loro auto-designazione come il «seme» (Ap. Giovanni II 9,15; Gos. Eg. III 54,9-11; 59,25-60,2; 60,8.10; ·Apoc. Adamo V 66,4; 83,4; 85,22.27-29; Zost. VIII 30,10-14; 130,16-17), “razza” (Gos. Eg. III 59,13-15; Stele Seth VII 118,12-13), o “figli” (Melch. IX 5,20; Zost. VIII 7,8 -9) di Seth. Questa terminologia è usata sia per le anime precristiane degli eletti in cielo prima della loro discesa nel mondo (cfr esp. Ap. Giovanni II 9,14-17; cfr. Gos. Eg. III 56,19-22), sia degli eletti gnostici sulla terra. La figura di Seth è similmente intesa come un essere precosmico, celeste, nonché un salvatore-rivelatore incarnato. Queste idee riguardanti Seth e la sua posterità gnostica sono in definitiva basate su un’esegesi altamente sofisticata di Gen. 4:25 (specialmente .le parole lupov u1ripμa). Idee comparabili si trovano nei circoli ebrei ellenistici, come rappresentati da Filone di Alessandria. Il trattato di Filone sulla posterità e l’esilio di Caino è particolarmente importante ai fini comparativi. In questo trattato, commentando Gen. 4,17-25, Filone osserva che tutti gli amanti della virtù sono discendenti di Seth (Post. 42), in contrasto con la razza malvagia di Caino. Al termine lupov u1ripμa in Gen. 4:25 Filone osserva che Seth è il “seme della virtù umana” (Post. 173), seminato da Dio (Post. 171). Per Filone tutti gli uomini virtuosi sono la “razza” di Seth. Per gli gnostici, allo stesso modo, tutti gli uomini di gnosi sono simbolicamente la “razza” di Seth. Si potrebbe facilmente concludere che l’interpretazione gnostica di Gen. 4:25 è influenzata, e probabilmente derivata, da una tradizione esegetica ebraica simile a quella incontrata in Filone.
L’uso gnostico dei termini “seme” e “razza” include altre idee, tuttavia, per mezzo delle quali è possibile arrivare a una comprensione più profonda di l’autodefinizione gnostica. Perché gli gnostici si considerano, in definitiva, molto di più della razza di Seth; si considerano niente meno che il “seme”, la “razza” o la “generazione” del Dio supremo stesso.
Questo può essere facilmente visto nell’uso di espressioni come “il seme del Padre” (Gos. Es. III 54,9-11) e “la vi incrollabile dell’Uomo Perfetto” (Ap. Giovanni II 2,24-25). Come si è già notato, “Uomo” è un
designazione per il Dio supremo; con l’uso dell’espressione, ” razza dell’Uomo perfetto”, gli Gnostici si identificano ontologicamente con il Dio supremo e si intendono originari “dal Padre Primordiale” (Hyp. Arch. II 96,19-20) . Con tali espressioni ci confrontiamo con il cuore e il nucleo della religione gnostica, l’idea della consustanzialità del sé con Dio. Di conseguenza, non siamo sorpresi di scoprire che gli gnostici usano come autodesignazioni espressioni normalmente usate come attributi di Dio, come “eterno” (aionios, es. Steles Seth VII 124,6.22), “imperituro” (attako = aphthartos, Norea IX 28,11), e “tutto perfetto” (panteleios, Zost. VIII 20, 2- 3). Alcune delle auto-designazioni divine non sono particolarmente comuni;
il loro utilizzo da parte diegli gnostici sembra riflettere. un alto grado di raffinatezza intellettuale. Ne è un buon esempio una delle frasi già citate, “la via incrollabile dell’Uomo perfetto” (Ap. Giovanni II 2,24-25). L’espressione copta tradotta variamente “incrollabile”, “immobile” (ete maskim o atkim) è molto frequente nei testi gnostici 1 (Ap. Giovanni II passim; Gos. Eg. III 51,9 et passim; Stele Seth VII 118, Zost . VIII 6,27; 51,16) e probabilmente traduce, almeno in alcuni casi il termine greco akinetos, usato da Aristotele per Dio da Aristotele (Metaph. 1073A; cf. 1012B) e da teologi influenzati dalla sua terminologia (es. AtenagoraGamba. 22.5).
Un’altra auto-designazione gnostica di particolare interesse è “la generazione senza un re su di essa” (Apoc. Adam V 82,19-20; cfr “la generazione non dominata,” Ip. Arch. II 97,4-5). Questa frase traduce il termine greco abasi eutos, come si vede facilmente dal suo uso in Ippolito (un’auto-designazione naassenica). Il termine è usato per indicare Dio nella letteratura patristica (Cost. Ap. 8.5.1) Gli gnostici, con l’uso di questa espressione, si dichiarano indipendenti da ogni autorità, umana o divina (soprattutto il Creatore di questo mondo!), e così articolano anche la loro identità essenziale con il Padre primordiale, «la Monade (che) è una monarchia senza nulla al di sopra» (Ap. Giovanni II 2,26-27).
Prima di concludere questa discussione dobbiamo considerare come le auto-designazioni gnostiche di cui abbiamo discusso sono in relazione l’una con l’altra, poiché solo così possiamo raggiungere una corretta comprensione dello gnosticismo come fenomeno religioso. Come abbiamo visto, gli gnostici utilizzavano diversi termini per esprimere la loro identità essenziale con Dio; d’altra parte, abbiamo anche visto che usavano termini per esprimere il loro status di gruppo religioso d’élite, come “eletti”, “santi”, “figli di Seth” e così via. Quest’ultima categoria implica un processo attraverso il quale il loro status viene raggiunto e realizzato.
A questo punto abbiamo a che fare con l’ennesima caratteristica centrale della Religione gnostica: la necessità che il seme divino nell’uomo sia risvegliato in un evento salvifico, cioè, attraverso la gnosi, “conoscenza”, più precisamente, la conoscenza di sé. Lo gnostico,sia un lui che una lei, è essenzialmente divino, e deve anche divenire divino mediante l’evento della salvezza nella gnosi. Nel sistema gnostico sethiano Seth funziona come una figura redentrice la cui parola salvifica della gnosi procurala salvezza degli eletti.Gli gnostici esprimono la loro associazione con Seth il Salvatore con l’uso di tali auto-designazioni come “il seme di Seth”. Vengono identificati come tali quando si sono risvegliati alla gnosi e sono così “nati dalla parola” (Apoc.’Adam V 85,27).

Conclusione

Lo gnosticismo era un movimento di protesta religiosa della tarda antichità che, almeno nella sua storia più antica, basava gran parte della sua mitologia sulla scrittura e sulla tradizione ebraica. Era un movimento di intellettuali, e quindi è stato in grado di incorporare idee e tradizioni dall’ambiente sincretista del Levante ellenizzato. L’impulso dominante delle prime fasi della storia gnostica fu il suo atteggiamento verso l’ebraismo. Questo atteggiamento, come abbiamo visto nella nostra rassegna dei testi setiani, è di alienazione e rifiuto, espresso in un modo molto sofisticato, anche se pervazo di reinterpretazione delle tradizioni bibliche ed ebraiche. Quindi sembra molto plausibile concludere che i primi gnostici fossero intellettuali ebrei desiderosi di ridefinire la propria autocomprensione religiosa, convinti del fallimento delle verità tradizionali. È del tutto possibile che un fattore importante nello sviluppo di questo atteggiamento gnostico sia stato un profondo senso del fallimento della storia. Ciò sembra riflettersi nel modo in cui le fonti gnostiche descrivono le debolezze e le macchinazioni del Creatore.
La caratteristica essenziale dello gnosticismo nella sua prima storia è il suo atteggiamento rivoluzionario verso l’ebraismo e le tradizioni ebraiche.
All’inizio della storia dello gnosticismo l’espansione del cristianesimo portò all’appropriazione dei teologoumeni cristiani nello gnosticismo così come dei teologoumeni gnostici nel cristianesimo e furono creati gruppi cristiano gnostici. Alcuni dei materiali setiani discussi in questo capitolo riflettono l’influenza del cristianesimo in misura maggiore o minore, specialmente nell’appropriazione di Gesù Cristo come figura redentrice. Nel caso dello gnosticismo sethiano, infatti, ci troviamo di fronte a seri problemi nel tentativo di identificare le comunità particolari da cui derivano le nostre fonti, ed è stato persino suggerito che la ricerca di una setta gnostica sethiana sia infruttuosa quanto la ricerca di il mitico unicorno. Da questo punto di vista i testi gnostici dovrebbero essere intesi come sforzi individuali destinati alla meditazione individuale e non all’uso di gruppo da parte dei membri di una comunità di setta. Eppure, nonostante le indicazioni di un accresciuto individualismo riflesse nei testi (l’espressione, “individui perfetti”, Stele Seth VII 124,8, ecc.; Zost. VIII 60,23, ecc.; Allogene XI 45 ,7), vi sono, come abbiamo già notato, indicazioni di un’autocoscienza di gruppo nelle varie autodesignazioni gnostiche.
Questo suggerisce che ci sono stati davvero, in un periodo di tempo, delle comunità religiose di gnostici “sethiani”, come affermano i padri della chiesa (esp. Ps. Tertulliano Haer. 8; Epiphanius Haer. 39). I testi forniscono anche indicazioni sull’uso dei riti religiosi tra questi gnostici. La natura stessa della religione gnostica, tuttavia, con la sua focalizzazione sull’autorealizzazione e sulla libertà spirituale, si attenuerebbe contro l’istituzione di un’identità di gruppo istituzionalizzata “normativa” (I manichei e i mandei costituiscono importanti eccezioni a questa osservazione , fatto che spiega anche il loro relativo “potere di permanenza”.41) d’altra parte, il messaggio gnostico era apparentemente abbastanza attraente da essere in grado di creare gruppi di elitari spirituali all’interno delle crescenti congregazioni cristiane
in tutto il mondo mediterraneo, e forse anche all’interno delle sinagoghe ebraiche sia in Palestina che nella diaspora (sebbene questo è più difficile da documentare). La religione gnostica divenne così an
importante fattore negativo nell’istituzionalizzazione dei cattolici chiesa e nello sviluppo nell’autodefinizione normativa cristiana.

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Sabato Scala, Ingegnere elettronico e ricercatore indipendente, ha elaborato e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche e proposto una personale teoria dei processi cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del paradigma olografico prima, e della fisica del vuoto superfluido negli ultimi anni, la possibilità di adozione del suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di qualunque processo fisico classico o quantistico