RESPONSABILITÀ’ AZIENDALE: ovvero la responsabilità “inversa”

Mi sono sempre battuto per sostenere l’importanza della responsabilità personale in qualunque aspetto della nostra vita, ma il caso della “resposnabilità aziendal”e l’esempio massimo di come non va intesa , specie negli ultimi anni.

Il fallimento delle aziende é TOTALMENTE da attribuire alla inversione della piramide delle responsabilità aziendali che vede i manager premiati sempre e comunque anche a fronte di fallimenti colossalie per giunta autopremiati senza alcun controllo e ritegno, anzi la premalità massima a tutti i livelli la si ottiene con gli obiettivi di riduzione del costo del personale meglio se con licenziamenti a costo zero.

Spesso anche a livello sindacale ci si batte molto dulla importanza del “senso di responsabilità” cadendo nella trappola della responsabilità così come la disegnano le aziende. E spesso, il richiamo al senso di responsabilità é accompagnato da un enorme battage mediatico che porta la gente comune a chiedersi “ma perchè tizio, caio, i lavoratori o chicchessia non ha senso di responsabilità e rinuncia a chiedere quanto gli sarebbe dovuto?

Impariamo a domandarci sempre: se questa notizia é messa sui giornali quale é il profitto che ne si trae e soprattutto chi lo trae.

I media sono strumento di controllo sociale nei regimi governati dal liberismo di mercato come quello europeo, che usa l’emozione e i valori positivi, così come lo sdegno, per ottenere precisi risultati economici in termini di riduzione delle libertà, dei diritti, dei costi e per conquistare al singolo e alla società nuove risorse da destinare al profitto.

L’appello alla responsabilità aziendale a piramide rovesciata oggi ha un solo significato: trovare il capro espiatorio per poter licenziare e, nel contesto attuale va inquadrato nell’ambito della approvazione dei nuovi provvedimenti di limitazione e controllo diretto di tutte le attività lavorative proposto dal Jobs Act e quindi nell’ampiamento a dismisura delle cause di licenziabilità per una ricattabilità totale del lavoratore.

E’ la logica del potenziamento della responsabilità capovolta e della incentivazione delle politiche di stabilizzazione dell’euro e della produzione attraverso la sola riduzione dei costi intesa come libertà di licenziabilità.

Anche la recente sentenza n. 17435/2015 della corte di cassazione con cui si é dichiarato lecito il licenziamento per coloro che creano tensioni in azienda va nella direzione di lotta radicale all’azione sindacale e apre la strada ad interpretazioni PERICOLOSISSIME rendendo possibile il licenziamento per chi sostiene azioni di lotta o, come nel caso della specifica sentenza, lamentva un atteggiamento persecutorio che la corte non ha costatato imputando al lavoratore , al contrario di ‘aver fomentato un “clima di tensione”.

Con l’approvazione del Jobs Act, come ho insistito a suo tempo inascoltato, abbiamo attivato l’arma finale non solo contro il lavoro ed il sindacato, ma contro il futuro economico del paese, affossando il mercato interno e minando alla base il sistema produttivo tutto condannato in eterno alla logica dell’inseguimento della politica del contenimento dei costi a danno di quella della qualità della vita e della produzione.

E i dati ridicoli sulla economia nell’area euro e della occupazione dimostrano che ho ragione, ma soprattutto é il fallimento palese del Jobs Act di fatto servito unicamente a cancellare l’art. 18 e quello che emerge in maniera vistosa.

Uno spreco enorme di contributi a fondo e di denaro pubblico attraverso la decontribuzione, ha aperto uan voragine nel bilancio ma di fatto ha prodotto, allo scadere degli incentivi, una situazione anche peggiore di quella di partenza riducendo drasticamente il numero di lavoratori a tempo indeterminato a favore di quelli a tempo determinato.

Tutto questo nonostante il fatto che i contratti a tempo inteterminato hanno creato lavoratori licenziabili facilmente  facendo perdere senso alla parola “indeterminato” e al primo articolo della costituzione che dichiara il lavoro un diritto inalienabile.

Il risultato unico, che é quello che si voleva ottenere e che si intende ottenere ogni qual volta si pronuncia la parola “RIFORME” in Europa e l’ottenimento del clima “psicologico” e “legislativo” di schiavizzazione sociale che con il Jobs Act ha ottenuto uno dei massimi risultati in Italia e che solo il fallimento del “colpo di stato” costituzionale con il fallimento del referendum é riuscito ad arginare temporaneamente.

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Sabato Scala, Ingegnere elettronico e ricercatore indipendente, ha elaborato e sperimentato nuove teorie e modelli matematici nei campi della Fisica dell’Elettromagnetismo, delle Teorie dell’Unificazione, dei modelli di simulazione neurale. In quest’ultimo ambito ha condotto ricerche e proposto una personale teoria dei processi cognitivi e immaginativi suggerendo, sulla base della teoria di Fisico tedesco Burkhard Heim e del paradigma olografico prima, e della fisica del vuoto superfluido negli ultimi anni, la possibilità di adozione del suo nuovo modello neurale per la rappresentazione di qualunque processo fisico classico o quantistico